Da Tsipras a Mamdani: riforme radicali per evitare gli opposti populismi

La vittoria elettorale di Zohran Mamdani è forse simile a quella del 2015 di Alexis Tsipras in Grecia che rivitalizzò una sinistra europea succube del mantra della cancelliera tedesca Angela Merkel dell’inevitabilità dei conti in pareggio e dell’austerità sociale come mezzo per ottenerla ad ogni costo. Anche Mamdani ha risvegliato il Partito democratico dal torpore dopo nove mesi di amministrazione Trump a colpi di decreti presidenziali e caccia agli immigrati. Tsipras si oppose con vigore alla visione iper liberista e riscosse all’inizio del suo governo forti sostegni. Inoltre suscitò enormi speranze in tutta Europa e soprattutto tra i giovani e nelle forze politiche di sinistra, ma dilapidò questo patrimonio quando, dopo aver sostenuto politiche di scontro e aver vinto il referendum popolare, dovette infine accettare il piano di salvataggio della Troika (Ue, Bce e Fmi) per scongiurare il default greco e l’uscita dall’euro di Atene. I dem escono a pezzi dallo shutdown, Gavin Newsom lancia la sua corsa “trumpiana” La seconda versione di Tsipras, pragmatico e pronto al dialogo, consentì di far dimettere il suo irruente ministro delle Finanze Yanis Varoufakis e la sua sostituzione con il più moderato Euclide Tstakalotos, salvando il paese dal tracollo. Nell’estate del 2015, in particolare nei giorni precedenti e durante l’euro-summit a Bruxelles di luglio, Matteo Renzi e François Hollande esercitarono forti pressioni su Merkel affinché si raggiungesse un accordo per mantenere la Grecia nell’eurozona ed evitare la “Grexit”, che avrebbe significato la fine della moneta unica e un forte arretramento del processo di unificazione europea. Tsipras seppe fermarsi sull’orlo del baratro, pagò l’inesperienza di governo oltre che privilegiare un approccio radicale che fece tabula rasa delle forze centriste. La sinistra europea invece colse l’occasione per mettere in discussione le politiche di austerità tedesche e riuscì ad uscire dal ruolo subalterno dove era stata confinata in politica economica sui temi dello sviluppo e della solidarietà europea. Quanto a Zohran Mamdani, la domanda sulla bocca dei newyorchesi è questa: ce la farà un giovane sindaco senza esperienza a mettere in pratica il suo programma, apparentemente utopico? Dove troverà i capitali necessari per finanziare i programmi di edilizia popolare, assistenza universale all’infanzia, bus gratuiti, supermercati municipali? Certo, Mamdani – come Tsipras – ha parecchie leve su cui agire, come ad esempio congelare gli affitti degli appartamenti con canone stabilizzato, ma questo va discusso con i rappresentanti del business immobiliare di New York e incontrando i capitalisti di Wall Street. Finanziamenti preziosi potranno arrivare solo trovando compromessi, altrimenti il rischio è di fare la fine ingloriosa di Tsipras, che si trovò sull’orlo della bancarotta. Se Mamdani non saprà aprirsi al dialogo il rischio è di eliminare qual poco che resta dello spazio moderato e di inaugurare una stagione negli Usa in cui ad ogni mossa del sindaco ci sarà la reazione opposta e contraria dell’amministrazione Trump, pronto a mosse imprevedibili ma comunque portatrici di interessi personali nel settore immobiliare newyorkese. Marcia indietro e rimpianti, i latinos cominciano ad abbandonare repubblicani e Trump Se Mamdani non trovasse compromessi e pragmatismo rischierebbe di perdere alla lunga anche l’appoggio del Partito democratico, che non lo seguirebbe in una visione radicale dello scontro con la Casa Bianca in vista delle elezioni di Midterm. Il sindaco eletto di New York ha predisposto una squadra di transizione composta da sole donne in vista dell’insediamento il prossimo gennaio. In una conferenza stampa nel Queens, Mamdani ha annunciato che a guidare la squadra sarà Elana Leopold, affiancata dalle ex vicesindache Maria Torres-Springer e Melanie Hartzog, con Lina Khan, ex presidente della Federal Trade Commission e Grace Bonilla, presidente e Ceo di United Way. La scelta di Lina Khan, la “zarina” salita alla ribalta per la sua azione antitrust contro Big Tech sotto l’amministrazione Biden, segnala l’intenzione di Mamdani di portare riformatori audaci all’interno della sua amministrazione. Questa è la strada giusta per rallentare il carovita e bloccare l’aumento degli affitti per l’anno prossimo; poi ridurre forse per fasce, le tariffe dei trasporti pubblici, infine promuovendo la costruzione di alcuni ipermercati con prodotti a prezzi calmierati per salvare il potere d’acquisto. Per costruire i mattoni del dopo-Trump ed evitare la trappola degli «opposti populismi».