Il giudice Tom Lee ha rinviato il giudizio contro sei ex agenti accusati di aver torturato, abusato sessualmente e seviziato due afroamericani innocenti. Si sono tutti dichiarati colpevoli, ma i loro legali hanno chiesto tempo per presentare le difese. I fatti risalgono al 24 gennaio scorso
Verdetto rinviato a data da destinarsi. Era prevista per il 14 novembre la sentenza che vede imputati sei ex agenti delle forze dell’ordine del Mississippi, protagonisti delle torture e delle violenze commesse ai danni di due cittadini afroamericani Michael Jenkins e Eddie Parker. Senza aver commesso alcun reato, i due hanno subìto violenze inaudite da parte degli agenti che ora dovranno rispondere di ben 13 reati commessi.
Il processo è stato rinviato a data da destinarsi. I legali degli agenti hanno chiesto un mese di tempo, fino al 15 dicembre, per presentare le difese ma probabilmente gli sarà concesso meno tempo dato che si sono dichiarati colpevoli. Rischiano dai cinque ai trent’anni di carcere. La storia ha fatto rabbrividire gli americani, rievocando gli orrori del periodo segregazionista.
Le torture
I fatti risalgono al 24 gennaio 2023 quando un uomo chiama la polizia dopo aver avvistato i due afroamericani in una casa di una sua vicina a Braxton. La segnalazione non è partita da un fatto violento, ma semplicemente perché due uomini neri si trovavano in un quartiere residenziale di bianchi e per di più in casa di una di loro: quella di Kristi Walley, un’amica d’infanzia di Parker.
Dopo la chiamata, i sei agenti – che si facevano chiamare Goon Squad, squadra di picchiatori – hanno fatto irruzione in casa senza alcun mandato e ci sono rimasti per ben due ore. Hanno picchiato Jenkins e Parker con una spada di metallo e dei pezzi di legno. Li hanno sottoposti a sevizie e violenze di ogni tipo. I due hanno ricevuto insulti razzisti. Sono stati abusati sessualmente attraverso dei sex toys e hanno subìto il waterboarding, la tecnica di tortura usata dagli agenti dei servizi di sicurezza per estorcere confessioni ai terroristi detenuti a Guantanamo.
Al termine delle torture gli agenti hanno inscenato un’esecuzione ma è finita male. Volevano sapere a tutti i costi dove i due tenessero le sostanze stupefacenti, ma non ne avevano. E così, uno degli agenti ha messo una pistola in bocca a Jenkins e ha sparato.
Fortunatamente il proiettile non ha causato danni mortali, ma l’uomo è stato sottoposto a diversi interventi chirurgici e a meno di un anno dalle aggressioni non ha ancora completato la riabilitazione.
Il depistaggio
Dopo le violenze i sei agenti erano convinti che nessuno avrebbe mai creduto alla versione dei due afroamericani. Hanno provato a mettere in scena una serie di reati, portando in casa armi e droghe.
Il depistaggio è durato il tempo di poche settimane, fino a quando uno degli agenti coinvolti nelle violenze ha deciso di confessare tutto al suo superiore. Le sue dichiarazioni hanno spinto anche i colleghi a fare altrettanto.
Gli ex vice dello sceriffo della contea di Rankin Brett McAlpin, Hunter Elward, Christian Dedmon, Jeffrey Middleton e Daniel Opdyke, e l’ex agente di polizia della città di Richland Joshua Hartfield (era fuori servizio durante l’aggressione) si sono dichiarati colpevoli.
Un’inchiesta dell’Associated Press ha collegato alcuni imputati con almeno quattro episodi violenti accaduti a danno di afroamericani a partire dal 2019, che hanno provocato la morte di due persone. «Michael Jenkins e Eddie Parker chiedono che la sentenza per i membri della Goon Squad... avvenga il più rapidamente possibile», ha detto l’avvocato delle due vittime Malik Shabazz dopo il rinvio dell’udienza.
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