L’agenzia siriana Sana ha annunciato il ritrovamento a Kahlul, a est di Palmira, del corpo di Khaled el Assad, l’archeologo ucciso dagli uomini dell’Isis durante la conquista del sito archeologico. L’esame del Dna dovrebbe dare l’ultima conferma.

El Assad è considerato l’eroe di Palmira per avere deciso di morire piuttosto che rivelare agli estremisti islamici dove aveva nascosto i tesori del sito archeologico della città. I fatti risalgono al 22 maggio 2015 quando i membri del sedicente Stato islamico avevano preso il controllo di Palmira e di fronte al rifiuto dell’archeologo lo avevano decapitato, appendendolo per i polsi e lasciando il capo fra i piedi, ancora con gli occhiali. Le modalità dell’esecuzione erano un segno di disprezzo, visto che, secondo l’Isis, chi muore con la testa tagliata non può entrare nel regno dei cieli.

L’importanza del sacrificio

Il sacrificio di el Assad aveva salvato i reperti archeologici che sarebbero stati venduti sul mercato internazionale gli oggetti più preziosi, e per il resto scalpellati uno per uno i visi, seguendo la lettura fondamentalista del Corano che vieta di ritrarre esseri umani perché queste rappresentazioni «stimolano l’idolatria».

L’azione di amore verso la cultura e verso il sito di Palmira, inserito tra le località patrimonio dell’umanità con l’Unesco, aveva smosso la comunità internazionale e anche italiana. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, aveva voluto dedicare all’archeologo siriano un'area appena restaurata degli arsenali della Repubblica a Pisa. Inoltre l’anno stesso della sua morte Assad era stato onorato al Giardino dei Giusti a Milano. 

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