Il primo ministro iracheno, Mohammed Shia’ Al Sudani, ha ordinato l’espulsione dell’ambasciatore svedese dal proprio paese e insieme al richiamo dell’incaricato d’affari iracheno a Stoccolma.

La crisi diplomatica è il culmine di una serie di tensioni preesistenti tra la Svezia e i paesi arabi per via della serie di roghi del Corano, libro sacro per la religione musulmana, avvenuti negli ultimi mesi in Svezia. 

All’inizio dell’anno, l’estremista di destra, Rasmus Paludan, ha dato fuoco al Corano presso l’ambasciata turca a Stoccolma, mentre solo un mese fa si era ripetuto il medesimo episodio dinanzi ad una moschea ad opera dell’iraqueno Salwan Momika.

Quest’ultimo aveva destato notevole scalpore a livello internazionale in quanto la manifestazione durante il quale il libro sacro era stato bruciato si era svolta con l’autorizzazione della polizia svedese.

Questa, in realtà, aveva solo dato applicazione ad una decisione della Corte d’Appello che aveva respinto il divieto della polizia di permettere manifestazioni a causa del rischio di possibili attentati. 

La peculiarità della decisione della corte può essere ricondotta all’estrema sensibilità della Svezia per il diritto di organizzazione di manifestazioni pubbliche, previsto anche all’interno della costituzione. La polizia tende, generalmente, a consentire gli assembramenti per cui ha ritenuto che non sussista alcun rischio per la sicurezza pubblica.

Tensioni internazionali

In ogni caso, l’episodio aveva già di per sé incrinato i rapporti tra la Svezia e i paesi musulmani: ad esempio, in Afghanistan i Talebani avevano sospeso le attività svolte dalle organizzazioni svedesi, mentre la Turchia aveva messo il suo veto all’accesso della Svezia nella Nato.

La situazione sembrava essersi calmata per le accuse provenienti dall’esecutivo svedese che avevano lasciato sperare per un cambio di regime. Un cambiamento che di fatto non c’è stato, in quanto le autorità svedesi hanno approvato un'assemblea che dovrà tenersi oggi all'esterno dell'ambasciata irachena a Stoccolma, dove gli organizzatori hanno preannunciato il rogo di una copia del Corano e di  una bandiera irachena. 

La manifestazione svedese è stata preceduta da quella composta da centinaia di manifestanti iracheni che alle prime ore del mattino hanno preso d’assalto l’ambasciata svedese a Baghdad tentando di darle fuoco.

Nonostante l’attacco al personale diplomatico e a un ambasciata sia in contrasto con quanto stabilito dalla Costituzione di Vienna che stabilisce l’obbligo di protezione posto in capo al governo ospitante, la Commissione Europea non ha esplicitamente condannato l’accaduto, ma ha dichiarato che «le manifestazioni di razzismo, xenofobia e di intolleranza non hanno posto in Europa». Le violente proteste a Baghdad non sembrano fermare l'azione programmata a Stoccolma davanti all'ambasciata irachena. La polizia, infatti, non ravvisando alcun rischio dal punto di vista della sicurezza, non ha riscontrato alcuna necessità di impedire la manifestazione.

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