Mercoledì sera, nella semifinale di Champions League tra Paris Saint-Germain e Arsenal, scenderanno anche in campo 23 milioni di euro di sponsorizzazioni provenienti dallo stato del Ruanda. Entrambe le due squadre indossano infatti sulle proprie maglie il logo di Visit Rwanda, la campagna per il turismo nel paese africano, che sta diventando uno dei marchi più presenti nella massima competizione europea di calcio.

Se non fosse stato per l’Inter, nell’altra semifinale ci sarebbe stato il Bayern Monaco, in accordi col governo di Kigali dal 2023, mentre proprio a fine aprile è stata annunciata una nuova partnership con l’Atlético Madrid.

Viene da chiedersi come mai uno degli stati più poveri al mondo (secondo dati del 2020, il 39 per cento della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà) arrivi a investire così tanto per sponsorizzare delle squadre di calcio in un altro continente. Ma se da un lato il Ruanda rimane un paese molto povero, dall’altro la sua economia è in costante sviluppo. Dal 2001 al 2015 la crescita è stata pari all’8 per cento all’anno; nell’ultimo decennio si è ridimensionata, ma rimanendo del 4 per cento circa. Per fare un paragone, l’Italia nel 2025 dovrebbe crescere dello 0,8 per cento.

Il ruolo del qatar

Questo miracolo economico è coinciso con il governo di Paul Kagame, ex-militare noto per aver posto fine al genocidio dei tutsi da parte degli hutu nel 1994, e divenuto presidente sei anni dopo. Il turismo è una delle frecce più importanti all’arco ruandese: secondo Kigali, nel 2023 gli introiti di questo settore avrebbero superato quota 500 milioni di dollari, ospitando oltre 1,4 milioni di visitatori. L’obiettivo è di continuare a crescere, trasformando il Ruanda nella meta turistica più importante dell’Africa sub-sahariana.

In questo grande affare si è già gettato da tempo il Qatar, che nel 2019 ha acquisito il 60 per cento delle quote del nuovo aeroporto internazionale di Kigali, finanziandone i progetti di sviluppo. Gli esperti di questioni politiche collegate al calcio non avranno fatto fatica a notare il collegamento: lo stato di Doha possiede anche il Psg e, proprio mentre sottoscriveva i suoi accordi con Kagame, approvava anche la sponsorizzazione di Visit Rwanda sulla maglia del club francese.

Il filo conduttore è Qatar Airways, la compagnia di volo di Doha che è anche sponsor principale del Psg, e che all’inizio del 2025 ha rilevato una quota consistente di RwandAir, la sua omologa ruandese.

Le motivazioni di questa collaborazione sono facilmente intuibili. In cambio del suo sostegno allo sviluppo del settore turistico e alla visibilità internazionale del Ruanda, il Qatar mira a mettere le mani in via preferenziale sulle grandi risorse minerarie del paese africano. I dati diffusi dall’International Trade Administration del governo degli Stati Uniti evidenziano che, dal 2017 al 2022, il valore dell’esportazione di minerali dal Ruanda è salito da 376 a 810 milioni di dollari all’anno. Il sottosuolo del paese è ricco soprattutto di stagno, tantalio, tungsteno, oro e coltan, elemento fondamentale per la realizzazione dei chip elettronici.

Il sostegno ai ribelli congolesi

Se il turismo è il settore attraverso cui il Ruanda si pubblicizza maggiormente, quello minerario ha una rilevanza molto maggiore in termini economici e di politica internazionale. Non stupisce, allora, che Kigali stia cercando di accrescere le proprie risorse anche attraverso la guerra nella vicina Repubblica Democratica del Congo. I ribelli M23 - che lo scorso gennaio hanno conquistato la città di Goma, nel Nord Kivu, al prezzo di migliaia di morti civili - sono supportati proprio dal Ruanda.

A confermarlo è stato addirittura l’Onu e, nonostante il governo di Paul Kagame abbia sempre sistematicamente negato un proprio coinvolgimento nel Kivu, proprio in questi giorni i due paesi africani stanno discutendo degli accordi di pace sotto la supervisione degli Stati Uniti.

All’inizio dell’anno, la ministra degli Esteri congolese Therese Kayikwamba Wagner aveva chiesto ad Arsenal, Psg e Bayern Monaco di interrompere le rispettive partnership con Visit Rwanda. La questione ha generato contestazioni da parte delle tifoserie: gli ultras bavaresi hanno protestato con diversi striscioni contro la sponsorizzazione, tanto che l’amministratore delegato del club, Jan-Christian Dreesen, ha dovuto ammettere che l’accordo potrebbe essere messo in discussione.

Una situazione non nuova, al Bayern: qualche anno fa i tifosi avevano duramente contestato la dirigenza per aver accettato come sponsor Qatar Airways - che potrebbe aver poi fatto da tramite per Visit Rwanda - e infine avevano costretto il club, nell’estate del 2023, a sciogliere il contratto. Al momento il Bayern non ha ancora agito allo stesso modo con il marchio africano, ma nel frattempo le polemiche si sono sentite anche a Parigi, dove addirittura un ex-calciatore del Psg, il franco-congolese Youssouf Mulumbu, ha chiesto di interrompere la collaborazione con il Ruanda.

Sportwashing e proteste

Poche settimane fa, a Londra è nato un gruppo di protesta tra i sostenitori dell’Arsenal, chiamato Gunners for Peace. In pochi giorni si è fatto notare sui media grazie a una campagna molto ambiziosa per fare pressioni sul club inglese: in città è comparso un cartellone che recitava “Pensiamo che qualsiasi cosa - letteralmente qualsiasi cosa - sia meglio di Visit Rwanda. Perfino il Tottenham” (un gioco che tira in ballo gli storici rivali dell’Arsenal).

Nelle partite successive, gli attivisti hanno distribuito fuori dallo stadio delle fasce da mettere sul braccio, in modo da coprire il logo di Visit Rwanda, presente sulla manica sinistra delle magliette dei Gunners.

Dal canto suo, anche la Repubblica democratica del Congo aveva provato a controbattere a Kigali con una simile strategia. Nel settembre 2024 si era diffusa la notizia di un accordo con il Milan per promuovere il turismo nel paese, e un mese dopo il ministero del Turismo congolese rivelava sui social media alcuni dettagli della partnership.

Il Milan, però, non ha mai confermato e l’accordo non è dunque entrato ufficialmente in vigore. Interpellata a questo riguardo, la società rossonera ha detto che si era trattato solo di un «rumor».

Il progetto del Ruanda è stato definito come una strategia di sportwashing, ovvero un tentativo per usare lo sport per migliorare la propria immagine internazionale, mettendo in secondo piano il ruolo di Kigali nel conflitto nel Kivu ma anche le accuse di repressione del dissenso interno e di omicidi politici nei confronti di Kagame.

Oltre al calcio c’è di più, però: il Ruanda ha ospitato tutte le edizioni svoltesi finora della Basketball Africa League, un grande torneo di pallacanestro lanciato nel 2021 e sostenuto dalla Nba. Nello stesso anno ha pure ospitato il Campionato africano di basket maschile e il prossimo settembre diventerà il primo paese africano sede del Mondiale di ciclismo.

Il prossimo passo sarà la Formula 1: a fine 2024 a Kigali si sono tenuti i premi annuali della FIA, e per il 2026 si punta a ottenere addirittura un Gran Premio.

© Riproduzione riservata