Mentre, come dichiarato dall’Organizzazione mondiale della sanità, la forza diffusiva della pandemia sta diminuendo in tutto il mondo come testimoniato dal numero calante di decessi, la Russia va controcorrente e vede un costante aumento dei contagi e dei morti. Questo aggravamento della situazione è tanto più sorprendente dato che il Cremlino si era vantato di essere all’avanguardia nella lotta al virus, avendo la Russia prodotto il primo vaccino.

Ai primi di giugno il presidente Vladimir Putin al tradizionale forum economico di San Pietroburgo aveva dichiarato che «l’attuale situazione in Russia ci permette di organizzare eventi senza particolari rischi di diffusione del virus».

Due sono le cause principali di questa situazione. La prima è rappresentata dal forte “astensionismo vaccinale” dei russi: oltre il 50 per cento della popolazione non crede alla necessità di vaccinarsi e in effetti fino ad ora solo un terzo della popolazione è stato vaccinato.

La seconda ha a che fare con la decisione politica di non attuare chiusure per non sacrificare la crescita economica; infatti nel 2020 la Russia ha registrato una diminuzione del reddito molto contenuta, pari solamente al 3 per cento, mentre in Italia nello stesso anno il reddito è calato dell’8,9 per cento, quasi tre volte tanto.

La crisi sanitaria

La somma di queste due cause è responsabile della attuale crisi sanitaria, con più di 30mila contagi e più di mille morti al giorno, e il numero di vittime della pandemia che è già oggi pari a 660mila non potrà che aumentare. Di fronte a questa preoccupante situazione il ministro della salute Michail Murasko ha avvertito che il sistema sanitario russo è sottoposto a tensioni molto forti, con più di un milione di ammalati ricoverati nei reparti Covid. Molte regioni hanno deciso di imporre l’obbligatorietà della vaccinazione per alcune professioni e l’uso del green pass per entrare in luoghi chiusi affollati come ristoranti e grandi magazzini. Ma il Cremlino ha di nuovo escluso misure di lockdown.

Una particolarità della crisi pandemica russa e dell’elevato numero di decessi è l’impatto su un’altra criticità specifica di questo paese e cioè la costante diminuzione della popolazione. La crisi demografica, messa ulteriormente in luce dalla pandemia, preoccupa notevolmente il Cremlino. Nonostante i numerosi provvedimenti, la natalità russa continua a diminuire. Il processo di diminuzione della popolazione non è il primo nella storia russa – nel Novecento se ne sono verificati altri tre – ma l’attuale è diverso dai precedenti: avviene in tempo di pace, è il più lungo mai verificatosi e sta ancora procedendo, mentre gli altri episodi di spopolamento erano chiaramente temporanei.

Costruire città

Da anni la popolazione russa sta declinando nonostante i due milioni di nuovi russi dalla Crimea e il numero di migranti provenienti da paesi ex sovietici. Secondo le ultime proiezioni, nel 2050 la Russia avrà una popolazione di 135,8 milioni di persone, registrando una diminuzione del 7,5 per cento. Gli anni Novanta sono stati una vera catastrofe demografica, un periodo in cui l’aspettativa di vita era di 57,4 anni per gli uomini e di 71 anni per le donne, il divario più alto mai registrato al mondo fra aspettativa di vita maschile e femminile.

Questo processo di diminuzione della popolazione, unito a migrazioni interne, ha effetti politici che stanno diventando rilevanti. Nel Caucaso la popolazione russa è emigrata verso le città al nord e lo stesso fenomeno sta avvenendo in Siberia e nel lontano oriente russo. Da Irkustk al lago Baikal abitano oggi solamente sette milioni di russi, con diverse decine di milioni di cinesi sui confini. Di fronte a tale situzione il ministro della difesa, Sergej Shoigu, ha proposto di costruire cinque o sei nuove città in Siberia, ma gli è stato fatto notare che la Federazione russa non è l’Unione sovietica staliniana degli anni Trenta.

Questo processo può in futuro far nascere richieste di indipendenza e secessione di alcune parti della Russia dove gli etnici russi stanno diminuendo in confronto a popolazioni locali in rapida e costante crescita. Le conseguenze della pandemia e il declino demografico sono alcune delle sfide più urgenti che la classe dirigente russa dovrà inevitabilmente affrontare.

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