Samer Sinijlawi: «Gaza avrà un futuro solo se la governance sarà affidata ai gazawi»

Samer Sinijlawi, attivista palestinese per la pace e membro del partito Fatah – c’è chi l’ha definito «il leader ombra di Fatah» - è noto per il suo equilibrio e per riuscire ad osservare la realtà del conflitto israelo-palestinese tenendo presente le recriminazioni e il dolore di entrambi i popoli. Si è speso dal 7 ottobre per il dialogo tra le due parti, collaborando con politici israeliani, come l’ex primo ministro, Ehud Olmert. Parla con Domani da Gerusalemme, la città dove è nato, sul futuro di Gaza e del piano di pace formulato dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Sinijlawi, che ruolo può avere l’Autorità nazionale palestinese (Anp) a Gaza? Per ora non ha alcun ruolo. Il problema non è l’Anp in quanto istituzione, ma la sua attuale leadership, che è totalmente irrilevante. Come si può dare un ruolo a qualcuno che non ha fatto nulla durante la guerra? Non si può paragonare il presidente dell’Anp, Mahmoud Abbas, a Volodymyr Zelensky. Quest’ultimo non ha perso un'occasione per cercare di attirare l'attenzione sulla causa ucraina. Abbas non ha fatto nulla. E dovremmo dargli un ruolo sulla base del suo silenzio, sulla sua incapacità di fornire un qualche tipo di aiuto? Non ha preso parte ad alcuna negoziazione. A malapena ha ricevuto l'invito per il vertice a Sharm El Sheikh. Tutti lo vedono come un peso. Zeigen: «Hamas ha ucciso mia madre. Dopo il 7 ottobre ho lasciato il lavoro per costruire la pace» E un’Anp rinnovata? C’è una sola strada: le elezioni. Abbiamo bisogno di elezioni subito dopo il ritorno dei beni di prima necessità a Gaza. È un prerequisito per la ricostruzione di Gaza e per la creazione di una leadership palestinese che possa impegnarsi concretamente in un percorso con un chiaro orizzonte politico. Ora nella Striscia ci sono scontri tra Hamas, clan criminali e civili. A Gaza regna il caos, è come in Somalia. Nessuno può controllare quello che sta succedendo. Hamas è una di queste bande. Si stanno vendicando, dopo tutto quello che i gazawi hanno sopportato a causa della decisione di coinvolgerli in un attacco suicida contro Israele. Hanno pagato il prezzo della guerra, mentre la maggior parte dei leader di Hamas era protetta nella clandestinità. Il problema potrà essere risolto quando ci saranno forze internazionali e arabe a gestire la sicurezza nella Striscia, finché non arriverà una forza di polizia palestinese. Come si sente il giorno della liberazione degli ostaggi israeliani? È stato il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, a ostacolare questo processo molto tempo fa. Oggi vediamo che se c'è la volontà politica alla Casa Bianca, le cose accadono. Era stata la mancanza di leadership Usa a far continuare questa guerra. Quindi oggi è un buon giorno. Sono felice che gli israeliani abbiano riavuto i loro ostaggi e che questo capitolo si sia chiuso. Ora gli abitanti di Gaza dovranno riprendere in mano la loro vita. È l'inizio della sfida. Tregua dei potenti, il mondo dei diritti (e la Ue) conta zero Che rischi vede nel piano di pace di Trump? Questi 20 punti sono solo una dichiarazione d'intenti. La sfida sarà questa: l’amministrazione Trump sarà ancora coinvolta nelle fasi successive del piano? Da parte israeliana, non c’è la volontà. Da parte palestinese, non c’è la leadership. Abbiamo molte cose di cui preoccuparci, ma sarà determinante che Trump si assicuri che le cose continuino ad andare nella giusta direzione. Quest'uomo si è guadagnato il nostro rispetto in un modo inaspettato. Lui ora è il salvatore e tutti gli occhi sono puntati su di lui. I gazawi, però, non sono stati coinvolti nel delineare il piano. Le loro voci sono state messe a tacere, e penso che oggi meritino di essere ascoltate. Per questo, spero che il presidente Trump vada a Gaza. È molto importante che incontri i gazawi. Ci sono molti tecnocrati che non sono di Hamas, e non sono Abbas, e che hanno sopportato due anni di guerra e vogliono ancora vivere a Gaza. Nessuno si preoccupa di Gaza più dei suoi abitanti. Quindi penso che queste persone abbiano bisogno di sentirsi ascoltate. Che ne pensa di quella che sarà l’autorità transitoria sulla Striscia? È una sorta di mandato internazionale. Il Consiglio per la Pace, a cui il presidente Trump e altri dignitari internazionali parteciperanno, è importante. Ma la vera governance deve essere affidata ai cittadini di Gaza. Devono governarsi da soli ed essere il motore principale della ricostruzione. Ci sono molte sfide. Diamogli fiducia e affidiamogli le decisioni sul loro futuro. È ottimista? Lo sono, perché vedo una volontà politica tra i leader della regione. Penso che ora anche gli israeliani, dopo aver recuperato i loro ostaggi, inizieranno a tornare alla normalità, comprendendo di avere l’obbligo di porre fine a questo conflitto. La pace in Palestina è solo una promessa e l’Ue non è pervenuta