«Ciò che sta succedendo in California sembra tratto da un manuale dell’autoritarismo: creare una giustificazione legale per invocare maggiori poteri. Quelle di Los Angeles erano proteste sostanzialmente pacifiche fino all’invio della Guardia Nazionale. Trump le usa per capire fino a quando e dove può usare la forza per reprimere il dissenso affermando falsamente che sia in corso un’emergenza nazionale».

Scott Cummings, professore di etica legale all’Università della California, ritiene che l’amministrazione stia usando la legge e i giuristi per cambiare le istituzioni da dentro; ne ha scritto in passato. Lo incontriamo a Firenze, dove ha tenuto una serie di lezioni al Cosmos Lab, il centro per lo studio dei movimenti sociali della Scuola Normale Superiore.

«Se guardiamo ai processi di deriva autocratica di questi anni – spiega Cummings – mi pare che la strada scelta dai leader democraticamente eletti che mirano ad accumulare poteri non previsti dalle costituzioni non sia quella del colpo di stato vecchio stile, ma piuttosto l’utilizzo di quelli che appaiono come mezzi legali, individuando falle nell’ordine costituzionale. I nuovi autocrati sfruttano le lacune nel sistema per rimuovere qualsiasi controllo sul loro potere. Il percorso erode progressivamente gli argini posti a protezione della democrazia. Per incamminarsi su questa strada i leader autocratici hanno bisogno di avvocati e giuristi dalla loro parte».

Nei suoi lavori lei ha usato la campagna contro il “furto” elettorale del 2020 (Stop the Steal), quando Trump sostenne in piazza e nei tribunali di aver vinto le elezioni come un esempio di questa strategia.

Stop the Steal è stato uno tentativo di usare e abusare – lo sottolineo: abusare – le norme per ribaltare un’elezione regolare. Ne ricavo due lezioni: le leggi possono essere usate contro il sistema istituzionale, si può inondare il sistema legale di casi inventati accompagnandoli a una campagna di disinformazione e convincere così segmenti dell’opinione pubblica che sia in corso una crisi da affrontare usando poteri straordinari.

La seconda lezione è che tra i giuristi conservatori ce n’erano disposti a perseguire obiettivi antidemocratici e a oltrepassare i limiti professionali per servire un leader che mirava al potere autocratico. Si è trattato di un tentativo dell’ultim’ora mal progettato, ma ne hanno tratto lezioni che usano oggi. La giustificazione legale per l’invio delle truppe in California è ben redatta, i militari non sono lì per implementare le retate e le espulsioni ma per proteggere il personale dell’Immigration & Customs Enforcement (Ice) ed è un test ulteriore: otterrà l’avallo dei giudici? Non solo, appena giunto al Pentagono, il Segretario alla Difesa Hegseth ha licenziato gli avvocati indipendenti il cui lavoro è dare parere legale sull’impiego dell’esercito, oggi ci sono avvocati pronti ad avallare qualsiasi scelta.

Una macchina di legali al servizio di un’agenda conservatrice non è una novità, penso alle leggi fotocopia approvate nelle assemblee legislative degli stati su uso delle armi o aborto.

Questo movimento di giuristi conservatori nasce negli anni Ottanta per contrastare il successo degli avvocati liberal nell’allargare la sfera dei diritti. Miravano ad abolire le leggi sui diritti civili, ribaltare la sentenza che legalizzava l’aborto. Obiettivi non condivisibili ma legittimi.

Con l’elezione di Obama l’infrastruttura conservatrice si radicalizza e lavora per riorientare il sistema politico, allontanandolo dagli standard democratici. Parallelamente, a destra si diffondono teorie del complotto; tra queste, quella per cui le elezioni non sono credibili, ha giustificato una serie di leggi statali che complicano l’esercizio del voto (per le minoranze, ndr). Si tratta di forze poco visibili ma attive da tempo e per questo quando Trump sostiene che le elezioni sono state rubate, trova una base pronta a credergli e una schiera di avvocati presenta denunce che nella stragrande maggioranza erano prive di fondamento.

Lei sostiene che l’ordine degli avvocati possa adottare provvedimenti contro gli studi che si prestano a queste forme di battaglia legale illecita. Non si rischia una reazione vendicativa da parte della Casa Bianca?

Nel 2020 gli avvocati della burocrazia federale hanno contribuito a fermare il disegno trumpiano. Per questo nel 2025 si selezionano avvocati disposti ad attuare il volere del presidente, a redigere ordini esecutivi anche se palesemente incostituzionali. Gli avvocati delle istituzioni dovrebbero avere standard più elevati e rispondono all’interesse pubblico.

L’altra lezione del 2020 è che gli avvocati che sostennero il tentativo di golpe sono stati tutti accusati dall’ordine degli avvocati di violazioni etiche e in molti hanno perso la loro licenza (il più famoso è Rudy Giuliani, ndr). Il precedente del 2020 dovrebbe essere usato dall’ordine e applicato agli avvocati che lavorano per il governo federale che stanno minando lo Stato di diritto. Certo, la reazione dell’amministrazione si farà sentire ma qual è l’alternativa? All’American Bar Association sono già stati tolti i fondi federali e revocato il privilegio di intervistare e valutare i candidati alla magistratura, come è stata consuetudine negli ultimi cento anni. Il fratello della procuratore generale Pam Bondi è candidato alla presidenza dell’ordine di Washington, che ha la supervisione degli avvocati che lavorano al dipartimento di Giustizia. Se ottenesse quel posto smetterebbe di perseguire casi in cui gli avvocati violano i loro codici. La mia opinione è che sia imperativo per l’ordine degli avvocati agire finché c’è tempo.

Tra l’altro l’attacco agli studi legali, come alle università o alle istituzioni culturali, precede qualsiasi presa di posizione dell’ordine degli avvocati.

Finora sono stati emessi sette ordini esecutivi contro studi legali senza che questi abbiano commesso abusi professionali. Si tratta di misure palesemente incostituzionali contro cui diversi studi hanno intentato causa con successo, altri si sono adeguati. Il risultato positivo è che c’è stata una rivolta della comunità legale contro gli studi che hanno fatto accordi: avvocati che lasciano gli studi, clienti che cambiano avvocato. Un aspetto sottovalutato è che questi studi legali rappresentano gratuitamente anche persone che non possono permetterselo e organizzazioni non governative che difendono i diritti. Nel 2018 quando entrò in vigore il cosiddetto muslim ban, gli avvocati erano in tutti gli aeroporti. Lo scopo degli ordini presidenziali è di impedire che ciò accada, alcuni studi legali hanno stipulato accordi con l’amministrazione che prevedono che non dedicheranno risorse pro bono agli immigrati.

L’idea di saturare l’aria con narrazioni su qualcosa sembra essere uno dei modi principali di questa strategia.

Questo è un punto chiave. Orbán, che è una sorta di modello, con una maggioranza di due terzi del parlamento ha potuto modificare le norme rispettando la legge. Quel che Trump sta facendo è diverso: al fine di ammantare di legalità azioni fondamentalmente illegali crea una narrazione. Una delle funzioni chiave di questi ordini esecutivi è questo, i titoli che hanno e i fatti in essi contenuti si ricollegano al discorso trumpiano per cui gli immigrati sono criminali ed è in corso un’invasione che richiede un’azione militare. Questo, credo, distingua il modo di agire di Trump rispetto a figure simili. Negli Usa contemporanei si usano i social media per ammantare di legalità quel che non lo è al fine di giustificare le azioni dell’amministrazione. Anche in California sta succedendo questo: far crescere la tensione, postare foto di auto in fiamme per giustificare quanto succede.

In questi giorni ci sono state proteste anche in altre grandi città come Chicago e New York. Che strumenti hanno i poteri locali per evitare che si ripeta questo tipo di situazione?

Parlare anche loro con l’opinione pubblica per suonare l’allarme come sta facendo Newsom e contrastare le scelte nei tribunali federali. Con un problema: se i tribunali dessero ragione a Trump contro la California, questo creerebbe un precedente molto pericoloso per la possibilità di reprimere il dissenso, così come nell’eventualità che tra tre anni il presidente decidesse di non voler fare un passo indietro e ci fossero proteste.

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