Migliaia di persone si stanno rifugiando in Libano per sfuggire alle violenze contro la minoranza considerata collusa con gli Assad. «Hanno attaccato il palazzo di mia zia, sono entrati in tutti gli appartamenti sparando con i mitra. Non si tratta di persone affiliate all’ex regime, è solo razzismo e violenza confessionale»
«Mia madre è alawita, originaria di Jable un villaggio sulla costa siriana», racconta a Domani Razar, 26 anni, social media manager di un centro sportivo, rifugiata palestinese-siriana in Libano che preferisce far sapere solo il suo nome. Vive a Beirut ed è in contatto con la sua famiglia giornalmente. Soprattutto dopo il peggiore massacro dalla caduta di Bashar al Assad, risultato dagli scontri di inizio marzo tra i fedeli dell’ex regime e combattenti sunniti vicini alle nuove autorità siriane



