La Corte di Seul ha ordinato al governo giapponese di risarcire, con circa 91mila dollari ciascuna, dodici donne schiavizzate sessualmente durante la Seconda guerra mondiale in bordelli gestiti dai soldati nipponici.

Il giudice Kim Jeong-gon ha affermato che: «Gli accusati hanno commesso atti illegali e i ricorrenti hanno subito un dolore fisico e psicologico difficile da immaginare». La Corte ha aggiunto anche che l’atroce esperienza ha causato danni corporei, malattie veneree e gravidanze indesiderate ed hanno lasciato «grandi cicatrici mentali» nella vittime. Sette di queste sono morte da quando la causa è iniziata nel 2013.

Secondo gli storici sono migliaia le donne che sono state rinchiuse nei bordelli durante la guerra. I crimini sessuali sono stati resi noti a partire dal 1991 quando una delle vittime, Kim Hak-soon, ha deciso di denunciare pubblicamente gli spregevoli fatti. Delle 240 vittime che hanno deciso di parlare negli anni, soltanto una dozzina sono ancora in vita.

Tuttavia, il governo giapponese ha già fatto sapere che non ha intenzione di accettare il verdetto definendolo «deplorevole» e ha affidato al suo ambasciatore il compito di protestare contro la decisione della Corte di Seul. Da Tokyo fanno sapere che tutte le compensazioni dei crimini avvenuti nel periodo di guerra si sono concluse nel 1965 quando si sono normalizzati i loro rapporti diplomatici.
La vicenda rischia di inasprire i rapporti tra i due stati che non hanno ancora risolto completamente le tensioni dell’esperienza del dominio coloniale giapponese iniziato nel 1910 e concluso alla fine della Seconda guerra mondiale. Nel 2015 i due paesi hanno provato nuovamente a chiudere i conti con il passato firmando un accordo di riparazione «finale e irreversibile» in cui il Giappone ha promesso di risarcire la Corea del Sud con 8,3 milioni di dollari per i crimini sessuali commessi dai suoi soldati. L’accordo è stato poi dichiarato nullo nel 2018 dal presidente sudcoreano Moon Jae-in, perché non rifletteva la volontà delle vittime ancora sopravvissute.

In seguito alla sentenza, il ministro degli Esteri della Corea del Sud ha dichiarato: «Studieremo attentamente l'impatto che questa sentenza avrà sulle relazioni diplomatiche e faremo diversi sforzi per continuare una cooperazione costruttiva e orientata al futuro tra le due nazioni».

Settimana prossima è atteso il verdetto di un altro processo simile.

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