Protestano i curdi a Parigi, contro la violenza dell'attacco razzista contro un centro culturale curdo costato la vita a tre persone, ma anche contro la polizia, accusata dalla comunità di non aver fatto abbastanza per proteggerli. 

Oggi, all’indomani della violenza xenofoba e di estrema destra che ha preso di mira i curdi, nella maggiori città francesi, Parigi e Marsiglia, centinaia di persone sono scese in piazza per esprimere la loro solidarietà.

Secondo l’emittente Bfmtv, nei pressi di Place de la République i manifestanti hanno lanciato oggetti contro le forze di sicurezza che hanno risposto con lacrimogeni. E alla fine il Consiglio democratico curdo, l’organo che rappresenta la comunità curda francese, ha deciso di concludere la manifestazione in anticipo dopo gli scontri. Il corteo avrebbe dovuto proseguire per boulevard du Temple in direzione della Bastiglia, dove ci sono stati tafferugli con la polizia e sono stati dati alle fiamme auto e semafori.

Le bandiere curde e le accuse alle forze dell’ordine

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Nelle piazze hanno sventolato centinaia di bandiere della nazione curda e del Pk, il partito comunista curdo. Un minuto di silenzio è stato osservato in onore delle vittime e di «tutti i curdi morti per la libertà».

Molti considerano quello di ieri un atto «politico» e di «terrorismo», rivolto contro una nazione che ha sempre avuto a che fare con la persecuzione. Il portavoce del consiglio democratico curdo di Francia ha addirittura definito la violenza “omicidio politico”: «Non abbiamo dubbi che siano degli omicidi politici. Il fatto che le nostre associazioni siano prese di mira rivela un carattere terroristico e politico», ha detto Agit Polat.

I rappresentati della comunità hanno denunciato la mancanza di un piano per la sicurezza del circolo culturale e delle altre istituzioni comunitarie sul suolo francese. 

Il razzismo rivendicato

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In realtà il francese di 69 anni fermato ieri con l’accusa di aver ucciso ieri tre curdi e di averne feriti altri tre in rue d’Enghien, decimo arrondissement della capitale, ha rivendicato il suo credo razzista. L’uomo, un macchinista in pensione, aveva con sé oltre a una Colt 45 di fabbricazione americana, una valigetta con «due o tre caricatori carichi, una scatola di cartucce calibro 45 con almeno 25 cartucce all'interno», secondo fonti vicine all’indagine.

Il movente razzista è stato aggiunto oggi ai capi di imputazione, anche se considerate le altre accuse, resta immutata la pena massima che è l’ergastolo. Le indagini ora si concentrano su atti di omicidio, tentato omicidio, violenza con arma e violazioni della legislazione sulle armi di natura razzista.

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