La Spagna è tra i pochi paesi al mondo a legalizzare l’eutanasia. Il senato spagnolo ha approvato il testo di legge proposto dal partito socialista (Psoe) sull’eutanasia con 202 voti favorevoli, 141 contrari e due astenuti. Tra i contrari ha votato in blocco la destra (partito popolare, Vox e l’union del pueblo Navarro).

La norma stabilisce che le persone con una malattia grave e incurabile possano beneficiare dell’eutanasia attiva – con la somministrazione da parte di un medico autorizzato dei farmaci che inducono la morte – soltanto nei casi in cui il soggetto percepisca la sofferenza come «inaccettabile e che non possa essere mitigata in altro modo».

Prima della somministrazione dei farmaci, le persone devono presentare dei certificati medici che attestino la loro effettiva condizione di salute che saranno esaminati da una commissione e aver confermato le proprie volontà in almeno quattro momenti della loro vita. Dopo l’esame il paziente dovrà concedere un’ultima volta il suo consenso.

La norma regola anche il suicidio assistito, ovvero «la prescrizione o la dotazione da parte di personale sanitario di una sostanza al paziente, in modo che questo possa somministrarsela in autonomia, per causare la propria morte».

Il presidente del governo spagnolo, nonché leader dei socialisti, Pedro Sanchez ha commentato su Twitter l’approvazione della norma: «Oggi siamo un paese più umano, giusto e libero. La legge sull’eutanasia, ampiamente richiesta dalla società, è una realtà. Grazie a tutte quelle persone che hanno lottato incessantemente affinché il diritto a morire dignitosamente sia riconosciuto in Spagna».

Fino all’introduzione di questa nuova legge, l’eutanasia era punita con una pena che va dai 2 ai 10 anni di carcere per le persone complici della morte dei pazienti. Tuttavia, in 11 comunità autonome della Spagna era previsa l’eutanasia “passiva” che prevede la sospensione delle cure o lo spegnimento dei macchinari vitali.

Il dietrofront del Portogallo

Se la Spagna approva la legge sull’eutanasia, il suo vicino Portogallo fa un passo indietro. Qui, la norma è stata approvata lo scorso 29 gennaio, salvo poi che il presidente conservatore Marcelo Rebelo de Sousa, recentemente confermato alla guida del paese, ha rimesso la legge al vaglio della Corte costituzionale. La motivazione è che secondo Sousa i concetti della norma sono «eccessivamente indeterminati» nella definizione dei requisiti di accesso all’eutanasia. La legge, quindi, «consente un’interpretazione in base alla quale la mera lesione permanente di estrema gravità potrebbe portare alla possibilità di morte medicalmente assistita». Il tribunale costituzionale ha affermato che l’espressione «lesione definitiva di estrema gravità non consente di delimitare con indispensabile rigore le situazioni in cui si può sollecitare l’eutanasia» e ora il testo è passato nuovamente al vaglio del parlamento portoghese.

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