Dopo l’occupazione del palazzo presidenziale e della residenza del primo ministro da parte di decine di migliaia di manifestanti, il presidente dello Sri Lanka Gotabaya Rajapaksa ha lasciato il paese. Ieri mattina con un aereo militare è atterrato alle Maldive in cerca di rifugio insieme a sua moglie e una guardia del corpo, mentre in patria i manifestanti chiedevano le sue dimissioni ufficiali attese per fine giornata.

Lo speaker del parlamento ha annunciato che l’attuale primo ministro Ranil Wickremesinghe prenderà il posto di Rajapaksa, il quale è stato accolto alle Maldive con dei sit-in di protesta di cittadini cingalesi e maldiviani che hanno criticato le autorità dell’isola per avergli concesso l’ospitalità.

«Penso che Rajapaksa dovrebbe essere in Sri Lanka per affrontare le conseguenze delle sue azioni. Non dico che sia responsabile di tutto quello che è successo, ma ha avuto un ruolo importante nella crisi economica e ci sono altre gravi accuse contro di lui», ha detto ad al Jazeera la leader dell’opposizione Dunya Maumoon, ex ministra degli Esteri e figlia dell’ex presidente Maumoon Abdul Gayoom. Ma le Maldive sono solo un punto di passaggio. Nel pomeriggio di ieri la Reuters, citando in forma anonima fonti vicine al governo dello Sri Lanka, ha riferito che l’obiettivo di Rajapaksa è arrivare a Singapore.

Ristabilire l’ordine

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L’obiettivo del neo presidente ad interim Wickremesinghe è portare il paese fuori dal caos e garantire il processo di transizione politica in vista della nuova scelta del presidente che avverrà il prossimo 20 luglio come annunciato dal parlamento.

Non sarà semplice però, la folla ieri ha preso d’assalto il suo palazzo istituzionale a Colombo e i partiti sono giorni che chiedono le sue dimissioni. Wickremesinghe si è detto disposto a fare un passo indietro dalla carica di primo ministro per lasciare spazio a un governo di unità nazionale, ma le immagini circolate sui social network mostrano migliaia di manifestanti arrampicarsi sulla sua residenza e fare irruzione al suo interno chiedendo dimissioni immediate. Lo considerano coinvolto quasi alla pari di Raajapaksa nella crisi economica che sta spolpando il paese. Sono considerati entrambi parte di un establishment definito corrotto dalla popolazione. 

Nell’assalto a Colombo si contano circa 30 feriti, ma il numero potrebbe salire dopo che Wickremesinghe ha chiesto alle forze dell’ordine e all’esercito di «fare ciò che è necessario per ripristinare l’ordine».

I manifestanti «vogliono impedirmi di assolvere alle mie responsabilità di presidente ad interim», ha detto in un discorso alla nazione trasmesso in televisione. «Non possiamo stracciare la nostra Costituzione. Non possiamo permettere ai fascisti di prendere il potere. Dobbiamo porre fine a questa minaccia fascista alla democrazia», ha aggiunto, chiedendo ai manifestanti di lasciare immediatamente gli edifici istituzionali occupati.

Nel pomeriggio il suo ufficio stampa ha diffuso un comunicato in cui Wickremesinghe ha chiesto allo speaker del parlamento di «nominare un primo ministro che sia accettabile sia per il governo che per l’opposizione».

Come si è arrivati fin qui?

La partenza di Rajapaksa pone fine a una dinastia che ha governato lo Sri Lanka per decenni e ha portato alla dichiarazione dello stato di emergenza nazionale. Nel paese l’inflazione ha superato il 54,6 per cento a giugno, ma secondo le stime può arrivare anche al 70 per cento nei prossimi mesi. Lo Sri Lanka ha dichiarato ad aprile una moratoria del debito di 51 miliardi di dollari e attualmente sono in corso delle trattative con il Fondo monetario internazionale per un prestito che possa far rifiatare le casse dello stato.

La crisi energetica dovuta alla guerra in Ucraina non aiuta. Il paese ha quasi esaurito le sue riserve di carburante e il governo ha ordinato la chiusura delle amministrazioni e delle scuole non essenziali. Rajapaksa è accusato di una cattiva gestione dell’economia, che portato il paese nel caos e in una profonda crisi per la mancanza di valuta estera. Una situazione che rende impossibile finanziare le importazioni di prodotti essenziali per la popolazione come alimenti e medicine.

Lo scenario futuro

Il parlamento ha detto che accetterà le candidature per la presidenza il prossimo 19 luglio ma il deputato dell’opposizione Shanakiyan Rasanamikam ha chiesto che il futuro presidente e il primo ministro non dovrebbero essere persone che hanno fatto parte del governo in precedenza. «La gente ha perso la fiducia e la speranza nel parlamento... perché il partito al governo ha introdotto in ogni singolo momento leggi che non sono salutari per lo Sri Lanka e le ha approvate solo perché ha la maggioranza in parlamento», ha detto ad Al Jazeera. L’elite politica del paese si trova di fronte a un bivio: voltare pagina oppure persistere nel caos.

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