Il premier laburista ne fa «una questione esistenziale per l’intera Europa», oltre che fondamentale per la sicurezza nazionale, tanto da considerare l’Ucraina come la «prima linea del Regno Unito». Ma emergono dubbi sulla reale capacità britannica
Non ha dubbi Keir Starmer: la questione della sicurezza europea ora è «una sfida generazionale». A dimostrazione di ciò, il premier britannico ha più che aperto alla possibilità di inviare truppe dal Regno Unito in Ucraina, per garantire un eventuale accordo di pace. Un messaggio arrivato a poche ore dal vertice di Parigi dove i leader europei, costretti dai bruschi metodi statunitensi, si sono riuniti per elaborare una risposta a Donald Trump e a JD Vance, oltre che per discutere di come essere autosufficienti nella difesa del continente. E il tema delle forze di peacekeeping da inviare in Ucraina è stato centrale nel summit.
Regno Unito leader nel supporto a Kiev
Starmer è stato il primo leader occidentale a prendere una posizione netta, se non si contano i generici appelli di Emmanuel Macron lanciati mesi fa. A lui hanno fatto eco diverse cancellerie, con pareri diversi: la Svezia non ha escluso un invio di propri soldati, mentre per Germania, Polonia e Spagna è prematuro parlarne.
Se Washington si sfila, Londra si candida a svolgere un ruolo di guida sia nella difesa del continente europeo sia nel supporto a Kiev, pur riconoscendo di non essere nella posizione di sostituire pienamente gli Stati Uniti.
Dopo il “patto dei 100 anni”, firmato da Starmer e Volodymyr Zelensky, il premier ha annunciato aiuti all’Ucraina pari a 3 miliardi di sterline ogni anno fino al 2030. Da Downing Street, che attualmente spende il 2,3 per cento del Pil in difesa e intende arrivare al 2,5, si è poi alzato l’invito all’Europa ad aumentare le spese militari.
Il premier laburista ne fa «una questione esistenziale per l’intera Europa», oltre che fondamentale per la sicurezza nazionale, tanto da considerare Kiev come la «prima linea del Regno Unito». Ma è consapevole di cosa voglia dire spedire truppe in Ucraina: «Non lo dico alla leggera. Sento profondamente la responsabilità che deriva dal mettere potenzialmente in pericolo uomini e donne delle forze armate britanniche».
L’unità di intenti britannica
Starmer, in caso, potrà godere di una preziosa unità di intenti. Nel Regno Unito il sentimento a favore dell’alleanza con l’Ucraina, in chiave anti russa, è forte. E bipartisan. L’ex premier Tory Rishi Sunak ha promesso il suo appoggio al governo se decidesse di inviare le truppe, così come il leader dei LibDem Ed Davey. Quest’ultimo ha puntato il dito contro i parlamentari di Reform, definiti potenziali «leccapiedi» di Trump. Il partito di Nigel Farage - che ritiene necessaria l’adesione alla Nato di Kiev nonostante sia stato spesso accusato di vicinanza a Mosca - è infatti rimasto silente sulla proposta dell’invio dei soldati.
Per Kemi Badenoch, leader conservatrice, è fondamentale un aumento delle spese militari per contrastare le minacce dei totalitarismi, come quello russo, anche se è d’accordo con Vance sulla crisi della civiltà occidentale. A difendere Trump dalle accuse di tradimento nei confronti dell’Ucraina ci ha pensato invece Boris Johnson, irriducibile sostenitore della causa di Kiev ma vicino al presidente Usa.
Una volontà comunque comune che pare emergere anche dalla società civile britannica. Secondo un sondaggio YouGov, infatti, il 58 per cento della popolazione sarebbe favorevole a un invio di soldati come peacekeepers dopo un accordo di pace. Tuttavia, lo slancio di Starmer si scontra con le reali capacità dell’esercito inglese. È stato il generale Richard Dannatt, ex capo di Stato maggiore della difesa britannica, alla Bbc a frenare gli entusiasmi, sottolineando come ci vorrebbero circa 40 mila unità britanniche da inviare a rotazione in Ucraina e quei numeri un esercito «in difficoltà» come quello di Sua maestà non li può mettere in campo.
Starmer si smarca da Trump
La linea di Starmer però è chiara: l’Ucraina deve avere voce in capitolo nei negoziati, il processo di adesione di Kiev nella Nato è irreversibile, bisogna garantire una pace giusta e permanente, con la sovranità dell’Ucraina che deve essere salvaguardata a lungo termine. In pratica quasi tutto il contrario di quanto affermato da Trump e dal suo segretario alla Difesa Pete Hegseth.
Proprio con Trump il premier britannico si incontrerà la prossima settimana. Un viaggio a Washington utile per discutere di relazioni bilaterali, dei dazi economici ma anche di Ucraina. Non sarà Winston Churchill, ma Starmer vuole imprimere una svolta a livello europeo.
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