Dopo una visita nella stanza della morte nel carcere di Jannett, il governatore democratico della Virginia Ralph Northam ha deciso di firmare la legge che abolisce la pena di morte. Un atto storico, che rende lo stato il primo del sud e il 23esimo degli Stati Uniti ad abolire la pena capitale. 

«La pena di morte della Virginia ha profonde radici nella schiavitù, nei linciaggi e nelle leggi di segregazione Jim Crow», ha dichiarato il direttore esecutivo dell'organizzazione Death Penalty Information Center, Robert Dunham, sottolineando «il valore simbolico di smantellare questo strumento usato storicamente come meccanismo per l'oppressione razziale della legislatura dell'ex capitale confederata».

La svolta è avvenuta a febbraio quando la nuova maggioranza democratica della Virginia, che per il secondo anno ha il pieno controllo del Parlamento locale, ha ottenuto l'approvazione dell'abolizione della pena di morte sia al Senato che alla Camera dello Stato.In quell'occasione, il governatore aveva definito la pena di morte come una punizione «inutile e disumana», affermando che oggi non c'è più spazio per l'esecuzione dei carcerati. 

La Virginia è il secondo stato degli Stati Uniti con il maggior numero di condanne a morte dopo il Texas. Una pena che è stata applicata in modo sproporzionato nei confronti di persone afroamericane. Dal 1976, infatti, quando la Corte Suprema ha reintrodotto la pena di morte, dopo un periodo di moratoria di quattro anni, seguito a una sentenza del 1972, la Virginia ha eseguito 113 esecuzioni. Mentre dal 1973 oltre 170 persone sono state rilasciate dal braccio della morte dopo l'emergere di prove della loro innocenza. Oltre ai 23 Stati Usa che hanno adesso abolito la pena di morte, altri tre hanno in vigore delle moratorie imposte dai governatori.

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