- L’imprenditore di origine indiana e autore di due saggi contro il politically correct, nato in Ohio nel 1985, è uno dei più forti critici della wokeness e di quello che lui definisce “la chiesa di Davos”.
- Pur non fornendo argomenti totalmente convincenti per il kommentariat liberal-progressista, gli argomenti di Ramaswamy però potrebbero fare breccia nell’ampio segmento degli americani di seconda generazione di idee moderate.
- Vuole riportare il capitalismo americano all’antico splendore. Difficile però che le sue ambizioni presidenziali abbiano un futuro.
Uno dei maggiori temi che scuotono il dibattito culturale statunitense riguarda il potere del pensiero woke, ovvero quella forma mentis che, detta in estrema sintesi, vuole regolamentare l’agire umano secondo un rigido perimetro di azioni mirate ad aiutare le “vittime” e a punire gli “oppressori”, spesso definiti con categorie rigide di razza, provenienza e gusti sessuali. Per molti anni questo modo di pensare e di agire è stato confinato alle aule universitarie, fino a quando è tracimato nel



