L’abbattimento del pallone spia cinese che ha scosso la politica americana negli ultimi giorni non è stato menzionato nel secondo discorso sullo Stato dell’Unione tenuto dal presidente Joe Biden di fronte al Congresso riunito in seduta comune, il primo nel quale i repubblicani hanno un’esile maggioranza alla Camera dei Rappresentanti. La competizione globale con la Cina è stata accennata, ma non enfatizzata. Così come il duro confronto con la Russia di Vladimir Putin a quasi un anno dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina.

Il cuore della prolusione di 73 minuti di Biden invece è stato sui risultati ottenuti nell’ultimo biennio sui temi cari al proprio elettorato, che si concentrano principalmente sulla ripresa economica e sulla creazione di posti di lavoro, che a gennaio ha registrato cifre record.

A cominciare da uno degli argomenti su cui c’è una continuità sottaciuta con il suo predecessore Donald Trump, il re-shoring delle produzioni intermedie sul territorio americano. Soprattutto, il presidente ha detto che «le nostre catene di approvvigionamento nasceranno in America».

Un’idea che era stata inizialmente proposta dal consigliere economico di Donald Trump Peter Navarro nel 2017. E che gradualmente si è affermata anche nelle fila dem, sia pur in una versione annacquata. Non è un caso che il presidente abbia precisato che «non cerchiamo il conflitto, ma soltanto la competizione con la Cina».

La ricostruzione della classe media

Questo progetto implica anche la ricostruzione della “classe media americana”, incentrata sui lavori cosiddetti “blue collar” legati al settore manifatturiero che per anni è stato scarsamente considerato da entrambi gli schieramenti politici statunitensi. Questo implica anche quello che i maggiori progetti infrastrutturali finanziati con l’ambizioso piano infrastrutturale varato nel 2021 verranno realizzati con materiali di costruzione e semiconduttori prodotti sul territorio americano.

Per questo risultato il presidente Joe Biden ha voluto ringraziare anche quei repubblicani che hanno votato per il progetto, che includono anche il leader al Senato Mitch McConnell. Ironicamente, ha aggiunto ai ringraziamenti anche gli oppositori, accennando alla possibilità che vogliano prendersi parte dei meriti dicendo: «Vi aspetto all’inaugurazione».

Dopo questa piccola apertura di credito ai repubblicani, con la battuta indirizzata allo speaker della Camera Kevin McCarthy «non voglio rovinarti la reputazione, ma lavoreremo insieme» e con la frase a effetto che chiedeva al Congresso di «finire quanto iniziato» sono arrivati i punti di frizione. Tra cui il controverso tema che riguarda l’innalzamento del limite massimo del debito.

Rischio default

Qualora entro giugno non si arrivasse a un accordo, gli Usa rischierebbe di dichiarare il default. Il presidente ha detto che c’è una parte di repubblicani «non maggioritaria» che intende chiedere tagli alla Social Security, ovvero al sistema pensionistico, e al Medicare, il programma federale dedicato agli anziani. Non solo: i repubblicani intenderebbero prendere l’economia “in ostaggio” per imporre la loro agenda al presidente.

Un tema sul quale il partito di opposizione, che viene spesso indicato nei sondaggi come il migliore nel gestire gli affari economici, è particolarmente sensibile e non stupisce che la deputata estremista Marjorie Taylor Greene abbia urlato «stai mentendo» verso il presidente. In realtà alcuni senatori, tra cui l’ex direttore della campagna elettorale del midterm Rick Scott, avevano proposto di sottoporre le leggi a continue approvazioni: «Se un provvedimento non è buono, si lascerà cadere». E questo avrebbe compreso anche due dei pilastri del welfare state americano come Social Security e Medicare.

La ricetta del presidente però è difficilmente digeribile dalla maggioranza repubblicana: una tassa minima sui redditi dei milionari e un altro balzello che riguarda invece il riacquisto di pacchetti azionari da parte delle società in modo da favorire gli investimenti a lungo termine. Al netto della battuta del presidente su questo («Non si toccherà la Social Security? Allora è tutto ok»), lo scontro nei prossimi mesi su questo argomento sarà indubbiamente acceso.

Un altro punto analizzato nel discorso riguarda il confine con il Messico, dove il presidente è accusato di aver fatto poco e di aver lasciato che gli immigrati irregolari e le sostanze illegali entrassero più facilmente: «Il Fentanyl sta uccidendo 70mila persone ogni anno» e un altro rappresentante di estrema destra, il deputato Andy Ogles del Tennessee ha urlato «è colpa tua», alludendo proprio a quanto sta accadendo sul confine.

Per quanto riguarda invece uno dei maggiori provvedimenti approvati lo scorso anno, l’Inflation Reduction Act, Biden ha accennato, oltre alla riduzione delle spese per quanto riguarda le cure mediche, al mancato inserimento di un tetto al prezzo dell’insulina a cui il presidente ha aggiunto «stavolta finiamo il lavoro». Non è chiaro se il presidente si riferisca soltanto al prossimo biennio oppure con questo abbia lanciato la campagna per la sua rielezione nel 2024, un tema controverso soprattutto per la sua età avanzata, essendo il primo ottuagenario a essere ancora in carica.

Il cambiamento climatico e la geopolitica

Come notato su Twitter dall’ex speechwriter di Bill Clinton David Kusnet, Biden ha parlato dei temi economici per molto tempo, prima di passare alla parte del discorso riguardante la lotta al cambiamento climatico, su cui sa che i consensi sono più ridotti, facendo cenno agli investimenti nel settore delle energie rinnovabili, ma legando questo tema alla sua proposta di tassazione dei milionari «che non possono pagare meno di un insegnante o di un pompiere».

La politica estera, oltre alla competizione nei confronti di Pechino, riguarda anche il sostegno all’Ucraina, incarnato dall’invito all’ambasciatrice ucraina Oksana Makarova a cui Biden si è rivolto dicendo «vi sosterremo per tutto il tempo che servirà», chiudendo quindi la porta in faccia a quei deputati trumpiani che invece preferirebbero limitare il sostegno a Kiev.

Tra gli altri invitati in platea, che comprendevano anche il cantane Bono degli U2 e il marito dell’ex speaker Nancy Pelosi, aggredito a casa sua in autunno da uno squilibrato estremista, c’era anche la famiglia di Tyre Nichols, il ragazzo afroamericano brutalmente picchiato da cinque agenti a Memphis in Tennessee. Biden, che lo scorso anno aveva definitivamente cestinato la stagione del “defund the police” rilanciando invece sul sostegno alle forze dell’ordine, questa volta si è concentrato sulla riforma della polizia, dicendo comunque che la maggior parte dei poliziotti è composta da «brave persone» ma che le mele marce devono comunque essere adeguatamente punite secondo giustizia.

Per aiutare il lavoro degli agenti, quindi, c’è anche bisogno di limitare la proliferazione delle armi d’assalto, sui cui il presidente si era battuto da senatore del Delaware anche negli anni della presidenza di Bill Clinton: «Vietiamole una volta per sempre» ha gridato Biden.

Insolito vigore

Brevi cenni sono stati rivolti sia al contenimento del Covid, ormai residuale nei pensieri dell’opinione pubblica, e alla riforma dell’immigrazione, un argomento che difficilmente porta consensi in quell’America industriale dove i dem stanno tentando disperatamente di recuperare consensi.

Il tono generale del discorso è stato all’insegna di un insolito vigore del presidente, anche per fugare i dubbi sulla sua età troppo avanzata, come confermato anche dal leader dem al Senato Chuck Schumer che ha detto: «Il presidente oggi mi è sembrato molto energico».

Ovviamente il tono della risposta repubblicana, affidato alla governatrice dell’Arkansas Sarah Huckabee Sanders, è stato di tutt’altro registro: l’America è una nazione «sotto assedio» con una leadership «inadeguata» che ha indebolito gli interessi americani nel mondo. Non solo: la «sinistra radicale» dem vuole indottrinare gli studenti e creare odio e divisione tra di essi, insegnando dottrine come la Critical Race Theory.

Huckabee Sanders ha anche rimarcato la questione dell’età del presidente, evidenziando il suo essere «la più giovane governatrice d’America» affermando che «una nuova generazione di leader repubblicani è pronta a farsi avanti».

Un segnale che evidenzia come il grosso del partito sia pronto ad abbandonare l’ex presidente Donald Trump in favore del governatore della Florida Ron DeSantis. Non è un caso che Trump, dopo una giornata di attacchi al suo avversario sul suo account social su Truth, abbia scelto a propria volta di diffondere una propria risposta. Quasi a rimarcare il distacco con i repubblicani.

Anche per lui, come per il presidente Biden, il tema dell’età si fa sentire nonostante i risultati ottenuti in passato.

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