Il summit della Nato che si apre martedì a Madrid doveva comunque essere importante sin dall’origine, visto che doveva essere quello della nomina di un nuovo segretario generale. Poi la guerra in Ucraina ha cambiato le priorità, ha fatto ritardare il vertice e rimandato l’elezione.

Così Jens Stoltenberg rimane alla guida dell’alleanza, dovendone governare una delle più importanti crisi internazionali dalla Guerra fredda, con la possibilità di un allargamento prima impensabile della Nato e l’ingresso di Svezia e Finlandia. «L’obiettivo è di fare dei progressi sulla loro adesione. Non faccio promesse, ma stiamo lavorando attivamente», ha detto Stoltenberg oggi, lunedì, al termine di un incontro a Bruxelles con la premier svedese Magdalena Andersson.

L’appuntamento più importante a Madrid, da questo punto di vista, sarà il confronto a tre fra il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e i rappresentanti di Svezia e Finlandia, con la mediazione dello stesso Stoltenberg. «La nostra partecipazione a questo incontro non significa che faremo un passo indietro rispetto alle nostre posizioni», ha però precisato il portavoce del capo di Stato turco Ibrahim Kalin.

«La minaccia più significativa»

Ma il vertice di Madrid sarà anche la formalizzazione di come siano cambiati gli orizzonti di interesse della Nato. Nel nuovo concetto strategico che sarà sul tavolo mercoledì, «gli alleati indicheranno la Russia come la minaccia più significativa e diretta alla nostra sicurezza collettiva», ha detto Stoltenerg. «Il nostro nuovo concept ci guiderà in un’èra di competizione strategica. Si rivolgerà per la prima volta alla Cina e alle sfide che Pechino pone alla nostra sicurezza, ai nostri interessi e ai nostri valori. Riguarderà anche il nostro approccio in evoluzione a una serie di altre minacce e sfide. Compreso il terrorismo e gli attacchi cyber e ibridi».

«Al vertice decideremo di rafforzare le nostre difese avanzate», ha detto Stoltenberg. «Potenzieremo i nostri gruppi tattici nella parte orientale dell'Alleanza fino ai livelli di brigata. Trasformeremo la forza di risposta della Nato e aumentare il numero delle nostre forze di alta prontezza a ben oltre 300mila. Aumenteremo anche la nostra capacità di rafforzarci in caso di crisi e confliti».

In un’intervista al Financial Times, il segretario generale ha aggiunto che «per decenni» la Nato è stata «in grado di proteggere i paesi confinanti con la Russia, adeguando la presenza alla luce della valutazione della minaccia. L’abbiamo già fatto e lo faremo di nuovo». 

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