- Il day after della premier è all’insegna di un successo su tutta la linea. Con De Gennaro al vertice della Guardia di finanza era un suo obiettivo. E punta a fare lo stesso con Chiocchi al Tg1.
- Azzerate le velleità dei ministri Crosetto e Giorgetti, mentre il sottosegretario Fazzolari patisce l’attivismo a Palazzo Chigi del collega Mantovano, che si muove forte delle sponde con il Vaticano.
- Meloni e Salvini hanno evitato grosse ingerenze nella galassia Ferrovie. A Rfi Strisciuglio diventa ad, facendo felice anche Fitto e il Pd pugliese. Corradi resta a Trenitalia, con il via libera di Rixi.
Una vittoria a tutto campo, che può risultare costosa in termini di leadership. Può trasformarsi in una corsa solitaria per Giorgia Meloni, sempre più forte e per questo paradossalmente indebolita. La smania pigliatutto crea malumori, alimenta antipatie e tramuta amici e alleati in avversari tenaci. Ne sanno qualcosa due predecessori della premier a palazzo Chigi, Matteo Renzi e Giuseppe Conte, pervasi entrambi da una smania napoleonica che alla lunga gli è stata fatale. Meloni d’Italia I



