Il presidente cinese da oggi in missione nei paesi del Sud-est asiatico per provare a costruire un fronte comune contro il protezionismo Usa. Ma anche gli Stati Uniti hanno un’influenza nell’area. Le mosse di Pechino e le contromosse di Washigton
Il primo viaggio all’estero del 2025 di Xi Jinping, che inizia oggi e terminerà venerdì, lo porterà in tre stati dell’Associazione delle nazioni del Sud-est asiatico: Vietnam, Malesia e Cambogia.
La Cina e il blocco dei dieci paesi Asean sono stati il primo partner commerciale l’una dell’altro negli ultimi cinque anni, con un interscambio di 953 miliardi di dollari nel 2024, quasi il doppio dei 582 miliardi tra Cina e Stati Uniti.
Finora i governi dell’Asean – con le eccezioni di Laos, Cambogia e Myanmar, le economie meno sviluppate del gruppo – hanno sempre cercato di tenersi in equilibrio tra Pechino e Washington, per trarre vantaggio dalla cooperazione con entrambe.
Gli effetti dei dazi
Nel 2024 l’Asean ha registrato nei confronti degli Usa un surplus commerciale di 227 miliardi di dollari. Questi paesi esportatori sono stati colpiti da Donald Trump con aumenti molto diversificati (dal 10 per cento per Singapore al 46 per il Vietnam, al 49 per la Cambogia) in conseguenza dei quali hanno annunciato di voler intraprendere un dialogo «franco e costruttivo» con Washington mentre i dazi – tranne la «tariffa minima di base» del 10 per cento – sono stati sospesi per 90 giorni.
Pechino non è rimasta a guardare e si è subito dichiarata pronta ad aiutare l’Asean.
Il vertice del governo dell’8-9 aprile, dedicato alla politica nei confronti dei vicini asiatici (il primo dal 2013), e il viaggio di Xi rivelano la strategia della Cina, che è quella di rafforzare i legami con la sua “periferia”, ovvero gli scambi e le filiere industriali con i vicini asiatici, per costruire quella che la propaganda definisce una «comunità dal futuro condiviso», cioè un’area al riparo da dazi, sanzioni e pratiche di «bullismo unilaterale», in definitiva dalle «interferenze» degli Stati Uniti.
Le mosse cinesi
Xi ha sottolineato la duplice valenza strategica per la Cina del suo “vicinato”, come «base vitale per perseguire sviluppo e prosperità, e fronte chiave per la salvaguardia della sicurezza nazionale».
Il Sud-est asiatico rappresenta una regione centrale per i traffici della Cina, per la sua posizione, alla confluenza tra l’Oceano Indiano e Pacifico, la sua vicinanza a rotte commerciali tra le più importanti del mondo (attraverso lo Stretto di Malacca passano oltre il 30 per cento del commercio globale e 23,7 milioni di barili di petrolio al giorno) e i suoi mercati in crescita.
La missione di Xi sarà l’occasione per annunciare nuovi progetti di cooperazione e investimenti tra la Cina, da una parte e, dall’altra, Vietnam, Malesia e Cambogia, tutti e tre parte della Belt and Road Initiative, la nuova via della Seta.
Tuttavia Pechino è anche alle prese con una serie di annose controversie territoriali con alcuni paesi dell’Asean. In base al “confine” della cosiddetta “Nine Dash Line” (linea di nove tratti, ndr), la Cina rivendica la sovranità sul 90 per cento del Mar cinese meridionale (Mcm), fondamentale per la pesca di tanti paesi e i cui fondali sono ricchissimi di idrocarburi.
Contenziosi che sono fonte di frizioni con le Filippine, il Vietnam la Malesia e Brunei. Le Filippine, sede di basi Usa e con le quali è più alta la tensione con la Cina sui territori contesi nel Mcm, hanno appena ricevuto dalla Corea del Sud la “Miguel Malvar”, una corvetta armata di missili, per difendere le sue rivendicazioni assieme agli alleati Usa.
Le mosse degli Usa
Di fronte alla possibilità, offerta dall’offensiva protezionista di Trump, di rafforzare ulteriormente i legami con l’Asean, Pechino ha subito gettato acqua sul fuoco di queste dispute. Il presidente cinese ha invitato a «perseguire un modello di sicurezza per l’Asia che si basi sulla condivisione della prosperità come delle difficoltà, sulla ricerca di un terreno comune accantonando le differenze e dando priorità al dialogo e alla consultazione come supporto strategico».
Tuttavia, pur essendone un partner imprescindibile, alcuni di questi paesi guardano con preoccupazione all’ascesa della Cina, ed è su questi timori che farà leva Trump, per imporre il riequilibrio della bilancia commerciale mantenendo nel contempo con loro buone relazioni politiche e (nel caso delle Filippine) militari.
Mentre Xi offrirà loro la prospettiva di un’ulteriore integrazione, rivitalizzando la Asean Economic Community potenziando la Regional Comprehensive Economic Partnership della quale fanno parte, oltre all’Asean, anche Cina, Giappone e Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda, 15 paesi in tutto, che ospitano il 30 per cento della popolazione e producono il 30 per cento del Pil globale.
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