La democrazia è sotto attacco e Donald Trump sta abbattendo le fondamenta degli Stati Uniti. È il monito lanciato dal governatore democratico della California, Gavin Newsom, alla popolazione del suo Stato ma anche di tutto il paese. L’intervento dei Marines e della Guardia Nazionale, imposto da Washington sulle spalle di Newsom, per reprimere le proteste di Los Angeles è solo il primo tassello, secondo il dem. In quella che è una «guerra» calcolata da Trump.

L’autoritario Trump

Newsom, il cui nome è tra i papabili per una candidatura alla presidenza nel 2028, vuole però mettersi di traverso. «Se alcuni di noi possono essere portati via in strada senza mandato, basandosi solo sul colore della pelle, allora nessuno di noi è al sicuro», ha ribadito. Aggiungendo: «I regimi autoritari iniziano prendendo di mira le persone con meno possibilità di difendersi, ma non si fermano qui». Per Newsom, quindi, Trump è sempre più un autocrate.

L’inquilino della Casa Bianca, d’altronde, non si nasconde più. In questo secondo mandato si sente incoraggiato ad agire in maniera spregiudicata. «Ora sono in grado di fare cose che non sarei mai stato in grado di fare, solo perché il presidente precedente era così pessimo che chiunque fa bella figura», ha ammesso candidamente in un’intervista al New York Post. Da giorni minaccia di invocare la legge sull’Insurrezione del 1807 per dare più poteri speciali all’esercito. Los Angeles, quindi, potrebbe essere solo l’inizio.

Tanto che secondo alcuni media americani, l’Agenzia federale Usa per l’immigrazione e il controllo delle frontiere, cioè l’Ice (Immigration Customs and Enforcement), si appresta a dispiegare le sue unità in altre grandi città governate dai democratici, come Seattle, Chicago, Philadelphia e New York. Considerando che proprio gli arresti indiscriminati dell’Ice hanno fatto scattare i disordini in California, il paese rischia di scivolare nel caos.

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A Los Angeles il coprifuoco indetto in alcune zone del centro dalla sindaca Karen Bass, nella notte tra martedì e mercoledì, sembra aver evitato nuovi saccheggi. Per decine di persone che hanno sfidato il divieto di assembramento sono però scattate le manette. Ma le proteste dalla California sono dilagate per le strade di New York, Chicago, Austin, Dallas, San Francisco, Denver e altre ancora.

In Texas il governatore repubblicano ha annunciato l'invio della Guardia Nazionale per reprimere i disordini. E il segretario alla Difesa Pete Hegseth ha aperto all’utilizzo della forza riservista anche in altri paesi. Tutti preparativi, da un lato e dall’altro, per sabato, quando parallelamente alla parata militare a Washington per i 250 anni dell’esercito, in tutto il paese sono organizzate manifestazioni contro Trump.

E la mano dura non si ferma. Le autorità giudiziarie indagano su centinaia di manifestanti che potrebbero aver commesso violenze. Mentre Trump avrebbe dato un ordine preciso: aumentare fino a 3.000 al giorno i fermi dei migranti irregolari. Ed ecco che la polizia dell’Ice ha iniziato a fare retate, non solo nelle grandi città. Una maxi operazione è stata compiuta in uno stabilimento in Nebraska, a Omaha, dove un’ottantina di persone sono state portate via. In California, nella contea di Ventura, i blitz hanno interessato fattorie e proprietà agricole.

Tutti a Guantanamo

Una volta arrestati, nei piani dell’amministrazione trumpiana, il passo successivo è la deportazione o il rimpatrio. L’indiscrezione di Politico e del Washington Post riguardo il trasferimento di circa 9.000 migranti irregolari – tra cui diverse centinaia di europei e paesi alleati degli Usa – nel centro di Guantanamo Bay è stata bollata come falsa – senza ulteriori specifiche – dalla portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt.

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Ma sono dichiarazioni che cozzano in parte con quelle della portavoce del Dipartimento di Stato, Tammi Bruce: «Non è una novità che trasferiamo gli immigrati illegali che hanno compiuto dei crimini a Guantanamo prima di rimandarli nel loro paese d’origine».

Da febbraio sono stati circa 500 i trasferiti nella prigione a Cuba. E in parte anche con le parole del ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani. «Le prime informazioni che vengono dal Dipartimento per la Sicurezza nazionale ci dicono che Guantanamo verrebbe utilizzata per i clandestini di Stati che non accettano i rimpatri», ha detto Tajani.

Nella lista dei migranti irregolari ci sono anche due italiani, uno dei quali sarebbe stato già espulso, l’altro dovrebbe esserlo a breve. «Degli italiani irregolari fermati negli Usa nessuno andrà a Guantanamo», ha sostenuto Tajani, escludendo qualsiasi rischio di una loro deportazione. Saranno entrambi rimpatriati. Il ministro ha in programma oggi una telefonata con il segretario di Stato americano Marco Rubio.

Le opposizioni hanno invitato Tajani a riferire in Senato sulla situazione, mentre per il vicepremier Matteo Salvini Trump sta facendo solo «il suo mestiere», garantendo la sicurezza del suo paese. Prima gli italiani, ma fino a un certo punto quindi.

Se la sua furia contro i migranti non si ferma, Trump sembra invece essere pronto alla riconciliazione con Elon Musk, dopo il passo indietro del miliardario sulle accuse scagliate contro il presidente. In fondo in guerra avere troppi nemici è pericoloso.

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