Quando finisce il rapporto tra paziente e medico ed inizia quello tra un presidente - commander in chief - e un suo subordinato? Se lo è chiesto parlando al New York Times un medico dell’ospedale militare Walter Reed in cui è ricoverato da venerdì scorso il presidente americano Donald Trump affetto da Covid 19. Trump è infatti uscito dall’ospedale per sorprendere un gruppo di suoi sostenitori, sfilando lentamente a bordo di un SUV nero, mentre qualche decina di persone rispondeva al suo saluto sventolando bandierine.

Insieme a lui nella vettura c’erano due agenti dei servizi segreti che sono stati così potenzialmente esposti al virus. Qualche momento prima, in un breve video messaggio diffuso su twitter, Trump aveva accennato al fatto di aver incontrato diverse persone, tra cui alcuni membri del corpo militare, e di “aver imparato molto sul Covid”, di averlo “capito”, durante questa “scuola vera”, contrapposta a quella in cui si impara dai libri.

A meno di un mese dal voto, Trump non rinuncia a voler restituire un’immagine da leader invincibile e instancabile al lavoro. Questa mattina il capo di gabinetto della Casa Bianca, Mark Meadows - che un paio di giorni fa aveva parlato di condizioni di salute “preoccupanti” - si è detto ottimista sul fatto che venga dimesso in giornata.

Intanto, uno dei consiglieri più fidati di Trump, l’ex sindaco di New York Rudy Giuliani, ha detto in un’intervista ad ABC che non vede nessuna ragione per ritardare il secondo dibattito con il candidato democratico Joe Biden, previsto per il 15 ottobre. Tuttavia, stando alle dichiarazioni confuse e contraddittorie dei medici, le reali condizioni di salute del presidente continuano ad essere tutt'altro che chiare.

Donald Trump nella conference room al Walter Reed, domenica 4 ottobre (Tia Dufour/The White House via AP)

Mercoledì il dibattito tra i vice, Biden continua la sua campagna in Florida

Mentre non si può sapere se e come avverrà il secondo dibattito tra Trump e Biden, questo mercoledì è atteso il faccia a faccia tra i due vice: il repubblicano Mike Pence e l’attuale senatrice della California Kamala Harris. Come fa notare il New York Times, vista la situazione estrema che si è venuta a creare, il grado di attenzione su questo confronto potrebbe raggiungere “livelli straordinari”. In entrambi i casi si tratta infatti di due candidati alla vicepresidenza che potrebbero essere chiamati ad assumere la carica più alta: Pence perché si trova ad affiancare un uomo ricoverato per un virus potenzialmente letale, Harris perché Biden ha 77 anni e se verrà eletto difficilmente si ricandiderà. 

Biden intanto continua la sua campagna elettorale indossando rigorosamente la mascherina. Approfittando del fatto che Trump è fermo, ha iniziato la settimana in Florida, uno degli stati su cui Trump fa più affidamento, e nei prossimi giorni continuerà a cercare consensi negli stati del sud, tra il Texas e l’Arizona, territori storicamente rossi ma secondo sondaggi recenti sempre più competitivi.

(Foto: Associated Press)

La corte suprema inizia il suo nuovo termine

Come da tradizione, anche questo primo lunedì di ottobre la corte suprema americana inizia il suo nuovo termine. I giudici, che dopo la recente morte di Ruth Bader Ginsburg, sono rimasti in otto, oggi si riuniscono in remoto. Sull’istituzione che rappresentano incombe la conferma della nomina della prescelta di Trump, la cattolica, pro-life e iper conservatrice Amy Coney Barrett.

Le audizioni in senato dovrebbero iniziare il 12 ottobre, ma sono state messe in discussione dopo che tre senatori repubblicani, tra cui due membri della commissione giustizia sono risultati positivi al Covid19. Il leader della minoranza in senato, il democratico Charles Schumer, ha oggi richiesto come condizione che tutti i senatori e i membri del loro staff vengano sottoposti a rigorosi test per stabilire una eventuale positività al virus. Se altri senatori dovessero risultare positivi, sarebbe difficile per i repubblicani procedere con le audizioni per la conferma nei tempi che si sono prefissati e dunque la nomina del giudice potrebbe essere rimandata dopo l’election day (3 novembre).

(Foto: AP)

La frode sulle frodi elettorali

La conferma di Coney Barrett alla corte suprema americana, già a predominanza conservatrice (5 a 3), non solo metterebbe in serio pericolo la difesa di diritti come l’aborto, ma potrebbe avere un peso decisivo sull’esito delle elezioni.

Trump lo ha detto più o meno esplicitamente diverse volte: se non dovesse risultare il vincitore, contesterà la legittimità del risultato sostenendo di “non poter garantire una pacifica transizione dei poteri” e aprendo scenari imprevedibili. In uno dei momenti più bassi del suo primo dibattito con Biden, Trump ha esplicitamente chiesto ai suoi sostenitori di tenere d’occhio i seggi e alla corte suprema di supervisionare le procedure di voto.

E lo ha ripetuto in un tweet poche ore fa dall’ospedale in cui è ricoverato, chiamando alle armi volontari poll watcher. L’insistenza della sua campagna elettorale su frodi di cui non è stata provata l’esistenza e tantomeno la rilevanza, si è infatti intensificata nelle ultime settimane. Per farlo Trump ha puntato il dito su episodi avvenuti a livello locale, come quello relativo a nove schede elettorali compilate da militari ed erroneamente eliminate da un funzionario in Pennsylvania.

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