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La repressione tunisina: colpiti anche giudici e politici

  • «In Tunisia Meloni non ha una visione di lungo periodo, conduce solo una politica sporca. In Europa fornisce supporto al presidente Kais Saied e in cambio noi usiamo i servizi di sicurezza per contrastare l’immigrazione irregolare». A parlare è Aziz Akremi, non vede suo padre dallo scorso febbraio, giorno in cui trenta agenti della polizia tunisina hanno fatto irruzione in casa e lo hanno messo in stato di arresto.
  • Suo padre, Bechir Akremi, è uno dei giudici più noti in Tunisia. Per anni a capo dell’antiterorrismo, ha condotto inchieste contro la corruzione e difeso a più riprese l’indipendenza della magistratura dal potere politico. Di recente ha cercato di attirare l’attenzione di ong e associazioni umanitarie sull’erosione della democrazia tuinisina.
  • «Nonostante l’età (81 anni ndr.) mio padre sta bene in termini di salute, ma è in prigione per motivi politici. È stato arrestato con accuse ridicole a due giorni dalle celebrazioni della fine del Ramadan», dice Yusra Ghannouchi, figlia dell’ex speaker del parlamento e attuale leader del partito islamista Ennahda 

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