L’Akp, il partito filoislamico Giustizia e sviluppo del presidente Recep Tayyip Erdogan, al potere ininterrottamente dal novembre del 2002, negli ultimi mesi è in pesante calo di consensi nelle grandi metropoli urbane del paese, Istanbul, Ankara e Smirne, a vantaggio del kemalista Chp e nel sudest a favore del partito filo-curdo Hdp. Secondo gli ultimi sondaggi di opinione l’Akp sembra aver perso lo smalto del 2002 e buona parte dei consensi, (elettori anatolici conservatori in materia di costumi sociali e liberisti in economia), che gli hanno permesso, alle ultime consultazioni legislative del giugno 2018, di ottenere il 42 per cento dei voti, dopo aver sfiorato la metà dei consensi alle elezioni del giugno 2011. Un sondaggio reso noto recentemente dal centro Sosyo Politik vede l’Akp sempre prima formazione del paese della mezzaluna sul Bosforo, con il 36 per cento dei consensi, seguito dal laico e socialdemocratico Partito popolare repubblicano (Chp, al 29 per cento) e dal filocurdo Partito democratico dei popoli (Hdp, 10,4 per cento). Ecco perché Erdogan è all’angolo e deve affidarsi sempre più a una stretta alleanza esterna con l’ultraconservatore Partito del movimento nazionalista (Mhp, gli eredi in doppiopetto dei cosiddetti Lupi grigi) di Devlet Bahceli, il terzo partito turco in parlamento.

Il “professor” Bahceli, come ama farsi chiamare in pubblico in quanto ex docente di economia alla Università Gazi di Ankara, nel 1987 decide il passaggio in politica, entrando a far parte del Partito d’azione nazionalista (Mhp). Il 6 luglio 1997 diventa il leader del Mhp, subentrando al colonnello e fondatore del movimento nazionalista panturco, Alparslan Turkes, venuto a mancare tre mesi prima. Bahceli ha chiesto recentemente a Erdogan un’amnistia che ha concesso il ritorno in libertà di un personaggio molto discusso come Alaattin Cakici. Bahceli ufficialmente da tempo ha chiuso con l’estremismo e la violenza dei Lupi grigi, uno dei quali Alì Agca, il 13 maggio 1981 attentò alla vita di papa Wojtyla in piazza San Pietro, ma la loro ideologia panturca, anti-europea, anti-cristiana e vicina a un islamismo radicale permea ancora il partito Mhp e dei suoi affiliati.

Due mosse azzardate

Due sono i passi falsi fatti da Erdogan recentemente che ne hanno indebolito la posizione. In primo luogo, il presidente turco ha estromesso il governatore della Banca centrale turca, Naci Agbal, dopo che questi aveva giustamente aumentato i tassi di interesse – lo scorso 18 marzo per frenare un’inflazione che corre oltre al 12 per cento annuo. Inoltre, Erdogan ha deciso il ritiro della Turchia dalla Convenzione contro la violenza sulle donne e la violenza domestica, nota come Convenzione di Istanbul, del 2011. Il successore alla tolda di comando della banca centrale, Sahap Kavcioglu, è un economista e opinionista del quotidiano filogovernativo Yeni Şafak, un cambio che ha messo in allerta gli investitori internazionali, già in allarme per un possibile ritorno sulla scena di Berat Albayrak, il genero di Erdogan nonché ex ministro delle Finanze.

In questo quadro molto magmatico di una Turchia che entra nella scena geopolitica come un protagonista in vari quadranti, Kemal Kilicdaroglu, leader del kemalista Partito popolare repubblicano (Chp), ha annunciato che presenterà nei prossimi giorni una proposta di legge relativa all’indipendenza della Banca centrale di Ankara. In un’intervista all’emittente turca Karar Tv, il leader del principale partito d’opposizione ha affermato: «L’autonomia della Banca centrale dalla politica quotidiana dà fiducia ai circoli economici di tutto il mondo. Vogliono vedere un’istituzione affidabile». Kilicdaroglu ha inoltre affermato che chiederà il sostegno del principale partner di coalizione di Erdogan, il leader dell’ultraconservatore Partito del movimento nazionalista (Mhp) Devlet Bahceli: durante un precedente mandato dell’ex primo ministro Bulent Ecevit, infatti, una legge simile era stata approvata opportunamente in parlamento proprio con il suo consenso. Il capo dell’opposizione secolarista sta in realtà cercando di dividere Erdogan da Bahceli e spezzare quel pericoloso legame che finora ha permesso al governo monocolore dell’Akp di restare a galla grazie ai voti esterni dei nazionalisti che non hanno alcun ministro. Ovviamente Kilicdaroglu ha sottolineato di non essere troppo ottimista riguardo alla disponibilità di Bahceli a firmare la proposta, dato il suo “forte” impegno a favore del presidente Erdogan. Ma astutamente il leader del Chp ha fatto nuovamente appello a indire elezioni anticipate per il prossimo autunno ricordando che «il fardello di problemi della Turchia non consente di andare avanti così». Il Chp spinge sui tempi perché vuole evitare che nel frattempo i nazionalisti ottengano per via giudiziaria anche l’estromissione dal parlamento del partito filocurdo Hdp.

© Riproduzione riservata