- Per il presidente turco il settore energetico è un strumento utile per rafforzare le relazioni con Mosca e Pechino e per aumentare il proprio prestigio, oltre a quello della Turchia.
- La guerra in Ucraina si è rivelata l’occasione perfetta per trasformare il paese in un hub regionale del gas, ma l’ampliamento il TurkStream potrebbe rivelarsi un progetto fallimentare.
- A pagare le conseguenze delle politiche implementate negli ultimi vent’anni da Erdogan è l’ambiente, scarsamente tutelato e messo in secondo piano rispetto agli obiettivi geopolitici del presidente. Il testo fa parte del nuovo numero di Scenari: “Risarcimento climatico”, in edicola e in digitale da venerdì 11 novembre.
Nella Turchia di Recep Tayyip Erdogan una centrale nucleare e una a carbone sono molto più di semplici infrastrutture per la creazione di energia. Nel paese governato da vent’anni da un presidente sempre più autoritario e desideroso di trasformare la propria nazione in una potenza regionale, questi impianti sono a tutti gli effetti strumenti di politica estera utili per intessere relazioni con due grandi attori internazionali: la Cina e la Russia. Il tutto non solo a discapito del posizionament



