Deve essere servita veramente a poco la pasticca di idrossiclorochina che a maggio Donald Trump aveva dichiarato di assumere “a scopo preventivo” ogni giorno sotto controllo medico. Con la dichiarazione di positività del presidente degli Stati Uniti e della first lady Melania è destinato a declinare il mito sovranista della clorochina e della sua “gemella” idrossiclorochina. Perché forse qualcuno lo ha già rimosso dalla memoria della pandemia, ma intorno alle sorti di questo rimedio contro la malaria scoperto negli anni venti si è sviluppata una narrazione mediatica e politica destinata a passare alla storia.

Clorochina e altri

All’improvviso la destra sovranista di tutto il mondo ha innalzato il vessillo della clorochina. Come la mela al giorno, la pasticca sovranista toglie il Covid di torno. Una follia stigmatizzata dagli scienziati di tutto il mondo, incluso Anthony Fauci, l’arcinoto immunologo italoamericano a capo della task-force Stati Uniti contro il Covid-19, ma che pure trova i suoi paladini.

Uno su tutti, il microbiologo Didier Raoult, personaggio molto noto in Francia, idrolatato dai gilet gialli, ma anche da una certa sinistra e destra radicale, che dal suo ospedale di Marsiglia, lancia la sua formula definitiva anti-covid a base di idrossiclorochina e l’antibiotico azitromicina. La pasticca dei poveri contro i poteri forti, l’Oms e «tutti quelli che ci dicono come vivere, come pensare e come curarci», diceva la leader del Rassemblement national Marine Le Pen.

Incredibilmente, nei mesi più duri della pandemia, il Plaquenil (così si chiama il farmaco in commercio) va a ruba nelle farmacie di tutto il mondo e anche in Italia, tanto che i pazienti costretti ad assumerlo ogni giorno per le loro gravi malattie autoimmuni, come il lupus eritematoso sistemico e l'artrite reumatoide, si trovano improvvisamente sprovvisti e devono alzare la voce per tramite le loro associazioni per procurarsi la loro medicina.

L’insistenza di Trump

Perfino la Food and Drug Administration (Fda), nel bollettino di aprile, si vede costretta a mettere in guardia rispetto all’assunzione di idrossiclorochina al di fuori delle strutture ospedaliere per i rischi che comporta. Ma a maggio Trump ancora insiste: «Io la prendo da circa una settimana e mezzo e sono ancora qui» e anche a luglio il presidente brasiliano Jair Bolsonaro, positivo al coronavirus, ostenta in pubblico una scatola di idrossiclorochina, gridando alla folla festante «Con me funziona». Alla ovazione dopo poche ore ha risposto la rivista Nature pubblicando gli scarsi risultati del farmaco contro il Coronavirus, sottolineandone gli effetti collaterali, come poi hanno confermato altri studi successivi.

Candeggina antivirus

Il paradigma dell’idrossiclorochina non esaurisce tutta la carica antiscientifica che ha accompagnato le varie fasi della pandemia e a cui il presidente Trump (e gli altri leader sovranisti) non si è sottratto.

Ad aprile, quando i numeri dei contagi e dei morti iniziava a preoccupare seriamente gli americani fornì la sua personale ricetta contro il virus ai suoi attoniti scienziati della task force. «Vedo il disinfettante (candeggina) che lo uccide in un minuto. Un minuto. E c'è un modo in cui possiamo fare qualcosa del genere, mediante iniezione all'interno o quasi una pulizia? Quindi sarebbe interessante verificarlo», suggerendo dunque di sperimentare iniezioni sui malati insieme all’esposizione ai raggi Uv e la luce 'molto potente' utile contro il Covid.

Poi c’è lo scetticismo sulla necessità di usare la mascherina Ci sono decine di video con dichiarazioni del presidente che ironizza per poi cambiare e dire agli americani Il 19 settembre, la notte prima che gli Usa superassero i 200.000 morti: «Non riguarda praticamente nessuno. È una cosa straordinaria. Colpisce... persone anziane con problemi di cuore e altri problemi - se hanno altri problemi è questo che colpisce davvero, questo è tutto». Il 29 settembre, nel dibattito presidenziale, dopo aver estratto una mascherina dalla tasca: «Indosso le mascherine quando serve».

Andrea Crisanti, il professore di microbiologia che ha spiegato agli italiani perché vanno fatti i tamponi, dice: «Il virus non guarda in faccia il potere. Forse ora è ancora più chiaro che il contagio è un problema sanitario e non politico».

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