Le mosse e poi le contromosse, l’annuncio delle truppe e l’invio in risposta di altre truppe: Stati Uniti e Russia conducono sull’Ucraina una «guerra di nervi» che è molto simile alla guerra a tutti gli effetti. Stasera Joe Biden ha ribadito che «ci saranno conseguenze enormi» per la Russia se invade l’Ucraina e ha fatto sapere che l’amministrazione è al lavoro per garantire forniture di gas all'Europa se Putin dovesse ordinarne il blocco. L’Europa, che non è stata capace di farsi valere compatta, rischia di rimanere stritolata in questa escalation alla sua frontiera orientale.

La Germania, la più reticente ad andare allo scontro con Mosca, e la Francia, che invoca il dialogo, puntano ora a ritagliarsi un ruolo di mediazione con la Russia. Oggi Emmanuel Macron è volato a Berlino per stabilire una linea comune. «Serve un dialogo chiarificatore con la Russia. Anche se devo constatare che Mosca sta diventando una potenza di disequilibrio al confine con l’Europa», ha detto, annunciando un suo colloquio telefonico venerdì con Vladimir Putin. Domani a Parigi prosegue la tessitura diplomatica. Obiettivo: «Désescalade», disinnescare un conflitto che la Casa Bianca considera imminente. «E quando diciamo che l’invasione dell’Ucraina è imminente, intendiamo: imminente».

Mossa e contromossa

Il presidente degli Stati Uniti spinge verso la prova di forza. Lunedì sera, dopo che i ministri degli Esteri Ue avevano concertato la linea della fermezza con Mosca, ma anche della deterrenza, la Casa Bianca ha annunciato di avere 8.500 soldati pronti a intervenire.

Dalla “situation room” Biden si è collegato con alcuni leader europei (Francia, Italia, Germania e Polonia), il premier britannico, presidenti di Commissione e Consiglio europeo, segretario della Nato. Voleva sciogliere alcune riserve e ne è uscito sventolando «consenso unanime». Aiuti militari di Washington a Kiev sono arrivati anche oggi, mentre Mosca ha reagito a sua volta ai segnali inviati dalla Casa Bianca. Ha inaugurato nuove manovre militari sia nei territori meridionali della Russia, poco lontano dall’Ucraina, sia in Crimea. «Esercitazioni» da 6mila soldati, con cacciabombardieri.

Escalation militare

Anche se la motivazione ufficiale non è mai una imminente aggressione ma «esercitazioni», da giorni ormai la cifra dei 100mila soldati russi pronti, vicino alla frontiera con l’Ucraina, rimbalza nei dispacci diplomatici. Gli alleati di Putin, come Lukashenko, offrono supporto logistico oltre che politico. La Bielorussia oggi ha fatto sapere che le truppe russe continuano a fluire sul suo territorio, che confina con l’Ucraina, e che ci sarà una «grande esercitazione» il mese prossimo. Intanto Mosca si «esercita» anche via mare con la flotta baltica, mentre equipaggiamento militare continua a fluire verso Minsk.

La Nato, e gli Stati Uniti, hanno chiamato a raccolta il fronte comune: il segretario della Nato Jens Stoltenberg, oltre a spostare altre navi e aerei verso la frontiera orientale, ha sollecitato «aiuti» dagli stati membri, mentre l’ora e mezza di videochiamata di Biden lunedì sera è valsa a sua volta come sollecito agli alleati. Sotto l’egida della Nato e delle sue missioni, Parigi si è detta pronta a mandare truppe in Romania, Spagna e Paesi Bassi aerei militari in Bulgaria, la Danimarca prepara supporto via nave oltre che aereo, Madrid pure, in direzione mar Nero. Stoltenberg chiarisce: «La Nato non porterà truppe da combattimento in Ucraina, ma sia chiaro che siamo pronti».

Spegnere il conflitto

Le attività diplomatiche fervono dall’inizio di gennaio, anche se l’Ue è rimasta ai margini. La Russia vuole garantirsi di non avere la Nato nelle sue vicinanze, e questo implicherebbe secondo Mosca per prima cosa che l’Ucraina non entri nell’alleanza, ma anche che sia messo il freno ai futuri ingressi e alle esercitazioni o al supporto a est. Una posizione irricevibile per paesi come la Polonia, che stanno ben stretti agli Usa e alla Nato. Washington, che assieme alla Russia ha avuto il ruolo da protagonista in questi negoziati, non ne è uscita con una soluzione. Ma gli Usa sarebbero pronti a considerare almeno il non ingresso di Kiev nella Nato.

Dal lato europeo, la mancanza di una posizione forte e compatta è dovuta anche alle posizioni ondivaghe di alcuni governi nei confronti della Russia.

La Germania, legata a doppio filo a Mosca, nega l’esportazione di armi verso l’Ucraina, irritando così sia gli Usa sia i paesi dell’Europa dell’est. L’Italia, con un premier che durante la partita quirinalizia certo non intende disallinearsi dalle posizioni atlantiche, rimane un paese con rapporti stretti con Mosca, e su eventuali sanzioni va prudente. Il timore è anche che le tensioni possano portare a ulteriori ripercussioni sul fronte energetico. Salvini mette il carico: «Oggi l’emergenza è il costo di luce e gas, mi auguro non ci siano venti di guerra, il presidente della Repubblica sarà fondamentale». L’incontro tra Scholz e Macron serve proprio a tenere aperti i canali di dialogo con Mosca. «La reazione sarà unitaria, ma serve dialogo», hanno detto. Macron ha la linea (telefonica) aperta con Putin.

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