Ucraina, Mosca colpisce i treni. E Kiev sogna i missili americani

Un missile che ha una gittata cinque volte superiore agli Atacms, che può arrivare in pochi minuti a colpire Mosca e i palazzi del Cremlino e che preoccupa Putin da prima dell’invasione su larga scala dell’Ucraina. Il Tomahawk è l’ultima arma che può fare oscillare gli equilibri tra Washington, Kiev e Mosca. L’azienda Usa che lo produce lo celebra come un missile «moderno, maturo, potente», in grado di colpire a 1.600 chilometri di distanza. Potrebbe influire molto sull’andamento del conflitto, che continua a mietere vittime. Questo sabato i droni russi hanno attaccato due volte in rapida successione la stazione ferroviaria di Shostka, vicino a Sumy, ferendo almeno una trentina di persone e uccidendone una. Kiev ha riferito che si sarebbero trattato di un attacco “double tap”, in cui i treni coinvolti sono stati colpiti da un drone e poco dopo da un altro, arrivato mentre erano in corso le operazioni di evacuazione. Raggio esteso Il Tomahawk è stato utilizzato più di 2.350 volte dagli Usa e dai loro alleati, di recente anche in Siria e nello Yemen. Ogni colpo costa 1,3 milioni di dollari, e il prossimo teatro operativo potrebbe essere quello ucraino. Il 28 settembre il vicepresidente Usa Vance ha confermato che alla Casa Bianca starebbero valutando il trasferimento di Tomahawk a Kiev. Cinque giorni prima il presidente ucraino Zelensky li avrebbe espressamente richiesti a Trump. «Un sistema di lancio Tomahawk su piattaforma terrestre avrebbe alcune capacità decisive, con un raggio significativamente esteso fino a migliaia di chilometri, rendendo l’Ucraina in grado di colpire con precisione obiettivi militari in profondità all’interno della Russia», spiega a Domani Masao Dahlgren, analista al Missile Defense Project Csis di Washington. Amplierebbe il tipo di operazioni già implementate con i droni di produzione domestica e in più – spiega Dahlgren «il Tomahawk sarebbe in grado di colpire con maggiore precisione la macchina da guerra russa, comprese le officine di assemblaggio dell’artiglieria, i depositi di carburante, le riserve di munizioni e i centri di comando». Può anche sbloccare decisioni in stallo da mesi. «Il trasferimento di Tomahawk potrebbe mandare un segnale utile ad altri alleati della Nato che stanno valutando il trasferimento di missili da crociera a lungo raggio, inclusa la Germania», spiega l’analista del Csis. L’Europa prepara il «muro di droni» a est. Merz: «Non siamo in guerra ma neppure in pace» La posizione Usa epa12227141 Two soldiers from a Ukrainian Army anti-aircraft artillery brigade scan their sector for Shahed drones on Ukraine's southern frontline on the night Russia launched the largest combined airstrike since it began its full-scale invasion of Ukraine, 08 July 2025. The unit operates a truck-mounted ZU-23-2 air defence system with a twin 23-calibre gun capable of targeting objects flying below 2,500 metres. EPA/Maria SenovillaEPA Intanto l’1 ottobre il Wall Street Journal ha rivelato che Trump avrebbe approvato la condivisione di intelligence a Kiev, per attacchi a lungo raggio alle infrastrutture energetiche in Russia. Resta da capire quale piattaforma di lancio verrà eventualmente fornita dagli Usa a Kiev insieme ai Tomahawk, e il numero di missili. Per Dahlgren è «il fattore più importante», visti i costi e le disponibilità. «Il Pentagono è molto preoccupato per le proprie scorte di munizioni critiche, incluse quelle per gli attacchi a lungo raggio», spiega a Domani Rafael Loss, analista all’Ecfr a Berlino. Il 29 settembre il Wall Street Journal ha raccontato di incontri tra ufficiali d’alto rango del Pentagono e rappresentanti di aziende di armamenti, e della richiesta di raddoppiare o quadruplicare la produzione di missili per rafforzare le scorte di 12 tipi di missili. La preoccupazione dei vertici militari Usa è una possibile escalation con Pechino. «Inoltre, in alcuni ambienti della Casa Bianca si percepisce chiaramente una certa frustrazione per l’atteggiamento dilatorio di Putin dopo l’incontro in Alaska», racconta Loss a Domani. «Il che potrebbe spiegare perché l’amministrazione stia facendo circolare l’ipotesi di un trasferimento dei Tomahawk: per spingere il Cremlino a concedere qualcosa che Trump possa rivendere come un successo, senza arrivare effettivamente a fornire quei missili all’Ucraina», aggiunge. «Se i Tomahawk dovessero arrivare in Ucraina, darebbero un contributo significativo all’arsenale ucraino per gli strike a lungo raggio. Rispetto al missile da crociera ucraino Flamingo, il Tomahawk ha un sistema di guida più avanzato ed è più adatto a eludere le difese aeree russe», spiega Loss. Che aggiunge un altro livello di analisi. «Il segnale politico peserebbe probabilmente più dell’impatto operativo. La Russia si è sempre opposta al dispiegamento di questo tipo di armi strategiche non nucleari vicino ai propri confini», dice Loss. Citando il sistema di difesa missilistico Aegis Ashore e l’accordo tra Washington e Berlino per schierare missili a lungo raggio in Germania. Sui Tomahawk, da un lato il portavoce del Cremlino Peskov ha detto che «non c'è un’arma magica» che sia «in grado di cambiare la situazione al fronte». Dall’altro a Mosca c’è chi parla di coinvolgimento diretto degli Usa – come il vicepresidente della commissione Difesa della Duma Zhuravlev – e di nuovi fronti di tensione, con la Russia che potrebbe spostare missili balistici Oreshnik vicino agli Usa. Secondo l’Institute for the Study of War, «il Cremlino sta cercando di presentare l’eventuale consegna di Tomahawk come una pericolosa escalation, nel tentativo di dissuadere gli Stati Uniti dall’inviarli», come già successo in passato con gli F-16, con gli Atacms e con gli Himars. È successo anche – direttamente dal presidente Putin – tre giorni prima del 24 febbraio del 2022. «Putin ha anche utilizzato questo argomento per giustificare l’invasione su larga scala dell’Ucraina», spiega Rafael Loss a Domani. Il 21 febbraio del 2022 – tre giorni prima di lanciare l’invasione – il presidente russo ha parlato proprio di missili Tomahawk e del pericolo che queste armi finissero in mano a Kiev. «Se dispiegati in Ucraina, tali sistemi sarebbero in grado di colpire obiettivi in tutta la parte europea della Russia. Il tempo di volo dei missili da crociera Tomahawk fino a Mosca sarebbe inferiore ai 35 minuti», ha detto Putin. «È come avere un coltello alla gola», disse citando anche missili balistici e ipersonici schierati a Kharkiv in grado di colpire la Russia in quattro minuti. Come spiega a Domani l’analista Loss, seppur non ci siano indicazioni che l’invio di tali sistemi «fosse effettivamente in discussione prima di febbraio 2022», i Tomahawk potrebbero invece realmente arrivare adesso. «Sarebbe l’ironia della storia se l’invasione iniziata dalla Russia (anche) per impedire l’arrivo dei Tomahawk in Ucraina portasse esattamente a quel risultato quattro anni dopo». L’Ucraina oggi è una start up e la guerra una palestra tech