Il destino di Mariupol sembra quasi oramai segnato. L’ultima sacca di resistenza ucraina si trova in enorme difficoltà dopo che da giorni l’esercito russo sta assediando la città che si affaccia sul Mar d’Azov. Nella giornata di ieri i separatisti hanno annunciato di aver preso il controllo del porto. «Il porto di Mariupol è stato liberato», ha detto il capo della repubblica separatista filorussa di Donetsk, ma il comandante delle forze armate ucraine assicura che la difesa della città continua. «Ci stiamo preparando alla battaglia finale», dicono da Kiev che non ha intenzione di cedere il controllo della città ai russi. Ma la difesa è rimasta a corto di munizioni dopo 47 giorni di assedio ed è portata avanti principalmente dalla 36esima brigata della marina ucraina guidata dal comandante Valeriy Zaluzhnyi. Quasi metà della brigata è rimasta ferita, mentre le forze di fanteria sono cadute in battaglia.

Ma a difendere Mariupol ci sono anche i membri del battaglione Azov, nato come un gruppo paramilitare di stampo neonazista che dal 2014 combatte nell’area ed è stato successivamente inglobato all’interno dei gruppi di difesa territoriale del governo.

Il disastro umanitario

Il fallimento di diversi corridoi umanitari a causa delle violazioni del cessate il fuoco non ha permesso a una parte della popolazione civile di evacuare la città rimasta senza viveri e acqua potabile. Per il governo si tratta di circa 100mila persone, ma nelle ultime 24 ore ne sono state evacuate solo cinquecento.

Secondo Kiev sono circa 33mila gli abitanti della città che sono stati deportati con la forza in Russia e nelle aree del Donbass. Ieri il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha detto: «Mariupol è distrutta. Ci sono decine di migliaia di morti, ma anche così i russi non fermano l’offensiva. Vogliono fare di Mariupol una città evanescente».

I volontari rapiti

Secondo quanto riporta la Cnn nove volontari dell’organizzazione Help people sono stati arrestati da alcuni soldati russi. Si tratta di autisti che si trovavano proprio a Mariupol per evacuare la popolazione civile verso la città di Zaporizhzhia. Uno dei membri dell’ong ha detto alla Cnn che i russi hanno intimato agli autisti di portare gli autobus in Russia, ma una volta che si sono rifiutati sarebbero stati catturati.

Un volontario è stato liberato e ha detto che tre dei suoi colleghi si troverebbero a Donetsk e sono stati interrogati con brutalità dalle forze russe. Dall’inizio della guerra la ong Help people ha evacuato oltre duemila civili e distribuito circa 200 tonnellate di viveri nelle città più colpite dai bombardamenti.

Punto chiave

«Ci sarà un’offensiva su Mariupol e poi prenderemo anche Kiev», ha detto ieri in un video il leader della Repubblica cecena Ramzan Kadyrov, delineando la strategia offensiva di Vladimir Putin. Nel caso in cui l’esercito russo riesca a prendere il controllo di Mariupol otterrebbe una vittoria strategica importantissima, perché consentirebbe di collegare la Crimea alle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Luhansk del Donbass. Avere un territorio contiguo sotto il suo controllo consentirebbe a Putin di attuare una strategia offensiva più aggressiva contando anche sulle forze dei separatisti russi, che conoscono bene il territorio.

La conquista di Mariupol risolleverebbe anche il morale dei soldati russi dopo che diversi rapporti del Pentagono hanno riportato come si sia abbassato dopo le pesanti perdite tra gli ufficiali, confermate anche dall’esercito russo. Nell’ultima nota di intelligence rilasciata dal ministro della Difesa britannico si legge che l’uso passato della Russia di munizioni al fosforo a Donetsk «ha sollevato la possibilità di un loro futuro impiego a Mariupol quando i combattimenti per la città si intensificano».

Per raggiungere l’obiettivo i vertici dell’esercito russo hanno nominato Alexander Dvornikov come nuovo comandante del distretto militare sud est.

Il portavoce del Pentagono, John Kirby, ha detto che la carriera militare in Siria di Dvornikov dimostra il suo disprezzo per i civili e per le leggi della guerra: «Probabilmente stiamo leggendo un’altra pagina dello stesso libro della brutalità russa».

 

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