Armi Usa all’Ucraina, ma paga l’Europa. Il Cremlino: «Bruxelles sabota la pace»

Gli Stati Uniti ricominciano a fornire nuove armi all’Ucraina, anche se questa volta a pagamento e grazie ai fondi degli alleati europei. Lo ha annunciato ieri il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, in conferenza stampa con la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, arrivata in visita a Kiev. «Abbiamo ricevuto più di 2 miliardi di dollari dai nostri partner specificamente per il programma Purl», ha detto Zelensky, riferendosi al programma “Priority Requirements List of Ukraine”, approvato dall’amministrazione Trump per creare un percorso “facilitato” che consenta agli europei di acquistare armi da inviare a Kiev. Zelensky ha detto di aspettarsi in tutto 3,5 miliardi entro ottobre: «Non entrerò nei dettagli, ma ci saranno sicuramente missili per Patriot e Himars». Sempre ieri, è arrivato il primo versamento da parte degli Stati Uniti nel Fondo di investimento per la ricostruzione dell’Ucraina, la struttura nata dal famoso accordo minerario siglato tra Kiev e Washington questa estate. Il primo versamento ammonta a 75 milioni di dollari e sarà raddoppiato da un equivalente versamento del governo ucraino. Dalla Russia Yulia Navalnaya, vedova del dissidente Aleksej Navalny, accusa il Cremlino di aver avvelenato il marito, morto in carcere nel febbraio 2024. «Due laboratori che hanno esaminato materiale biologico di Aleksej sono giunti indipendentemente alla stessa conclusione – ha scritto Navalnaya sui social – Aleksej è stato avvelenato». Il Cremlino non ha commentato la notizia. «Solidarietà, ma anche pieno impegno e incrollabile sostegno all’Ucraina anche nel percorso verso l’adesione all’Ue». Questo il messaggio che la presidente del Parlamento europeo, Metsola, ha portato nella sua visita a Kiev, durante la quale ha anche annunciato l’apertura di un ufficio di rappresentanza permanente del Parlamento a Kiev. Metsola ha anche accennato alla questione energetica dicendo che l’Europa «punta ad allontanarsi dal gas e dal petrolio russo ancora più velocemente», una risposta indiretta al presidente degli Stati Uniti che ha promesso nuove sanzioni alla Russia, ma solo se i paesi europei cesseranno gli acquisti di combustibile dalla Russia. Zelensky prova a stanare Trump: «Firmi le garanzie» Decisioni difficili La stampa ucraina ha riferito ieri di un incontro tra il presidente Zelensky e i parlamentari del suo partito, Servitore del popolo. L’incontro si è svolto a porte chiuse. Secondo i resoconti ufficiali, si è discusso di rifugiati interni, garanzie di sicurezza e del processo di pace. Secondo parlamentari presenti che hanno parlato in modo anonimo con i media, Zelensky avrebbe anche detto che «se le cose al fronte dovessero andare male, ci aspettano decisioni difficili». Se il fronte dovesse tenere, invece, l’Ucraina potrà attendersi condizioni di pace che Zelensky avrebbe definito «normali». Il presidente non avrebbe precisato ulteriormente quali sarebbero le «decisioni difficili» in questione, ma dal tono del suo discorso sembra che si riferisse a significative concessioni territoriali che, attualmente, restano estremamente impopolari non solo nella leadership ucraina, ma anche per una parte significativa della popolazione. Lavrov a tutto campo Da Mosca, il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha lanciato ieri un attacco a tutto campo in risposta al segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres, che aveva parlato di «un alto costo per i civili» nel conflitto in Ucraina. «Ogni volta che l’Ucraina e i suoi padroni europei iniziano a fare i capricci, accusando la Russia di distruggere obiettivi civili, vediamo il segretariato delle Nazioni Unite sostenere tali dichiarazioni», ha detto Lavrov, che ha poi aggiunto: «La Russia non colpisce obiettivi civili». Secondo il ministro degli Esteri russo, Ucraina, Europa e Nazioni Unite «cercano di sabotare il piano di pace di Trump».