Giovedì sera fonti vaticane riportate dalle agenzia di stampa dicevano che il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, sarà nei prossimi giorni a Roma, dove incontrerà Giorgia Meloni e papa Francesco. Nelle ultime settimane il papa ha fatto riferimento a una mediazione segreta per negoziare una pace fra Ucraina e Russia, iniziativa a smentita da entrambe le parti.

Zelensky dovrebbe arrivare a Roma proseguendo dopo una visita a Berlino: si tratterebbe della prima visita del presidente dall’invasione russa. L’ipotesi di una missione diplomatica mediata dal Vaticano potrebbe accordarsi con i segnali attendisti che offerti da Kiev ieri.

Poche ore dopo la notizia che l’esercito ucraino aveva fatto indietreggiare le linee russe a Bakhmut di 2,6 chilometri, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha rilasciato un’intervista alla Bbc dal suo quartier generale a Kiev.

Zelensky ha parlato della controffensiva ucraina, preannunciata già dall’inizio del mese, e ha dichiarato in proposito che «le brigate militari, alcune addestrate dai paesi Nato, sono pronte. Attualmente potrebbero pure avere successo, ma a costo della perdita di molte persone e ciò è inaccettabile. Ecco perché l’Ucraina ha bisogno di più tempo per lanciare la sua controffensiva».

Il contrattacco è fondamentale per lo sviluppo di questa guerra che altrimenti potrebbe incappare in un nuovo stallo nei combattimenti, cosa in cui invece spera il Cremlino secondo il presidente ucraino. 

Lo Stato maggiore ucraino sta organizzando l’offensiva nei minimi dettagli perché se gli avanzamenti militari non dovessero risultare soddisfacenti per l’occidente, questo «ridurrebbe il suo sostegno militare e spingerebbe per una pace con il Cremlino, in cui sarebbero discusse concessioni di terra dall’Ucraina a Mosca» dato che il presidente russo, Vladimir Putin, aveva già provveduto nel 2022 ad annettere alla Russia quattro regioni parzialmente occupate – Kherson, Donetsk, Zaporizhzhia e Lugansk. 

Secondo il capo della brigata russa Wagner, Evgenij Prigozhin, però il presidente ucraino ha mentito e la controffensiva è già cominciata. «L’esercito di Kiev è più attivo di prima sulla linea di confine e se riuscirà a ottenere il controllo su tutta Bakhmut punterà poi verso le regioni di Bryansk e Belgorod, in territorio russo, proseguendo poi la sua offensiva nella regione di Zaporizhzhia» ha detto Prigozhin.

I missili di Londra e la risposta di Peskov

Intanto il Regno Unito ha fornito all’Ucraina diversi missili da crociera “Storm shadow” che consentono alle forze di Kiev di effettuare attacchi a lungo raggio. Il segretario alla Difesa britannico, Ben Wallace, ha però specificato che l’Ucraina si è impegnata a «non utilizzarli per attaccare la Russia nel suo territorio».

Lo Storm Shadow, sviluppato congiuntamente da Regno Unito e Francia, è capace di colpire a oltre 250 chilometri di distanza. «Considerata la sua portata, questo missile rappresenta un vero punto di svolta» ha detto un alto funzionario militare statunitense. Tuttavia si aspettano ancora altre armi tra cui soprattutto diversi veicoli blindati.

In risposta agli aiuti di Londra, Il portavoce del Cremlino, Dimitri Peskov, parlando alla tv bosniaca ha minacciato «ripercussioni militari adeguate da parte delle forze armate russe».

Peskov ha poi aggiunto che : «I paesi occidentali hanno ingannato Mosca dopo il crollo dell’Urss, organizzando anche sei ondate di espansione della Nato, ma la Russia è uno stato troppo grande per essere trattato così ed è troppo forte per arrendersi. Questo ha portato Putin a lanciare l’operazione speciale in Ucraina».

Associated Press/LaPresse

L’attacco russo a Zaporizhzhia

Nella notte l’esercito russo ha effettuato 70 raid nel distretto di Zaporizhzhia, colpendo un villaggio nella regione della centrale nucleare più grande d’Europa. Il bombardamento è stato effettuato con un massiccio lancio di razzi russi con proiettili al fosforo, altamente incendiari, che rientrano nella categoria delle armi chimiche il cui uso contro i civili è vietato dalla Convenzione di Ginevra dal 1980. Le armi hanno scatenato un vastissimo incendio nella città provocando otto feriti e danni in venti insediamenti. La compagnia di energia atomica ucraina ha inoltre avvertito che la Russia vuole trasferire circa 2.700 dipendenti ucraini dalla centrale nucleare segnalando una potenziale «catastrofica mancanza di personale qualificato».

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