L’Africa è invisibile: sui media nessuno o pochissimi ne parlano e, tra quei pochi, c’è anche chi ne parla male.

Ce ne rendiamo bene conto grazie al preziosissimo contributo che ci offre puntualmente l’indagine L’Africa MEDIAta svolta da Amref, anno dopo anno, in occasione dell’Africa Day (25 maggio data di nascita dell’Organizzazione dell’Unità africana (Oua) nel 1963). E resta regolarmente delusi per quel colpo di reni che ci si aspetta nel campo dell’informazione attorno al continente, ma che sembra non arrivare mai.

Il report

La VI edizione de “L’Africa MEDIAta”, curata dall’Osservatorio di Pavia, analizza le prime pagine dei quotidiani nazionali, i notiziari prime time e i programmi televisivi e, per la prima volta nello studio di quest’anno, la presenza di africani e afrodiscendenti in tv. Ne esce un quadro con molte più tinte scure che chiare, in cui, per citare solo due tra i dati più eclatanti, le notizie legate all’Africa sulle prime pagine dei quotidiani nazionali, già irrisorie, sono calate del 50 percento rispetto all’anno precedente e la presenza di africani e afrodiscendenti in tv rasenta l’invisibilità.

Una sostanziale assenza dell’Africa, quindi, dai media nostrani. E, di conseguenza, una scarsa conoscenza, poco interesse e minima curiosità nell’opinione pubblica. Fenomeni non risibili dato che, come denuncia il report stesso, possono alimentare razzismo e pregiudizi. Tra i pochi dati confortanti in controtendenza, invece, è la crescita dell’Africa nei tg, anche se è in gran parte legata a questioni “italocentriche”.

Il rapporto presentato martedì 20 maggio a Roma in occasione del corso per giornalisti, organizzato dall’ Ordine del Lazio, Fnsi e Associazione Carta di Roma, è il modo di festeggiare l’Africa Day che ha inaugurato Amref Health Africa-Italia cinque anni fa e che si ripete fedelmente ogni anno. È un esperimento intelligente che punta a fotografare la situazione dell’informazione sull’Africa nel nostro paese e, al tempo stesso, una chiamata a uscire da un provincialismo preoccupante. L’Italia, poco informata, continua a ignorare l’Africa e la sua opinione pubblica, di conseguenza, rimane lontana più moralmente che fisicamente dal continente.

Le tendenze 

Il rapporto è diviso in capitoli. Il primo riguarda i quotidiani. Sulle prime pagine di sei quotidiani nazionali analizzati (Repubblica, Corriere della Sera, Avvenire, Fatto Quotidiano, Il Giornale, La Stampa), come detto, il calo dei titoli rilevati nel 2024 è del 50 percento rispetto al 2023. Per il 77,3 percento, poi, si tratta di notizie ambientate in Italia o in altri paesi occidentali. Esempi tipici riguardano le coperture del Piano Mattei, del caso della pugile algerina Khelif o gli italiani afrodiscendenti alle Olimpiadi, quella che il rapporto definisce “L’Africa qui”. “L’Africa lì” invece, resta sullo sfondo e raramente viene narrata per quello che è con le sue problematiche ma anche con le sue infinite risorse, le bellezze, gli aspetti culturali, sociali, umani.

Il secondo capitolo si occupa dei Tg di prima serata (RaiNews 24; Sky News; Tg1, Tg2, Tg3, Tg4, Tg5, TgLa7, Studio Aperto) Anche qui, nel 2024 si aggrava una tendenza degli anni precedenti e si registra una riduzione progressiva di notizie riguardanti “L’Africa lì”: dall’1,9 percento del 2023 all’1,2 del 2024. C’è un aumento complessivo delle notizie sull’Africa del 4,5 percento nel 2024, ma in gran parte riguardano “L’Africa qui” con temi ricorrenti come gestione dei flussi migratori e Piano Mattei.

Le novità migliori arrivano dai programmi tv. La dimensione naturale e le bellezze paesaggistiche del continente africano, gli aspetti culturali e geopolitici, confermano un trend di maggiore presenza nei programmi di approfondimento e infotainment, raggiungendo il 30 percento. Anche qui, Piano Mattei, vertice Italia-Africa e progetti di cooperazione umanitaria fanno conquistare all’Africa una presenza più stabile.

Per la prima volta il rapporto ha misurato la presenza di soggetti africani o afrodiscendenti in tv. Su 587 puntate analizzate, di 16 programmi tv, il numero di apparizioni di soggetti africani o di origine africana corrisponde a 62, ossia l’1,2 percento del totale. I temi maggiormente trattati sono stati condizione femminile nell’Islam (32,2 percento), infibulazione, 16,1; criminalità e immigrazione 14,5, disagio nelle periferie 11,3. In pratica, la visione dell’Africa che si offre attraverso la presenza di africani o afrodiscendenti in tv è solo problematica per non dire fortemente negativa. E anche alla presenza di soggetti africani o afrodiscendenti ospiti, o non si approfitta per capire di più di Africa o, in ogni caso, si sceglie di non parlare mai di “Africa là”.

«Il rapporto 2025», spiega Paola Barretta, Osservatorio di Pavia, «ci dice che anche quando si registrano miglioramenti, riguardano un’Africa molto italianizzata, fuori dalla cornice africana, con prevalenza di due tipi di notizie legate all’immigrazione o al piano Mattei. Per quanto riguarda il dato della rappresentanza dei corpi e delle persone africane e afrodiscendenti, ciò che ci restituisce il rapporto è abbastanza sconfortante sia per quantità che per qualità: la presenza è molto bassa e quasi sempre associata a fatti di cronaca nera, marginalità e problemi sociali». 

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