Alle nove di questa mattina, lunedì 12 ottobre, sono iniziate le audizioni per la conferma della nomina di Amy Coney Barrett alla Corte suprema. Nel caso la giudice conservatrice proposta dal presidente Donald Trump dovesse farcela, la corte suprema risulterebbe decisamente sbilanciata a favore dei conservatori (6 a 3). Si discute molto dell’impatto che questa supermaggioranza potrebbe avere su diritti come l’aborto o il matrimonio fra persone dello stesso sesso, conquistati appunto attraverso le sentenza della massima corte, ma c’è in gioco anche altro. 

La nuova corte suprema potrebbe essere d’aiuto a Trump nel caso perdesse le elezioni e decidesse - come ha minacciato più volte di fare - di mettere in discussione la legittimità del voto. Non dimentichiamo infatti che già due dei giudici in carica sono stati nominati da Trump, Neil Gorsuch e Brett Kavanaugh.

Amy Coney Barrett (AP Photo/Susan Walsh, Pool)

Voto scontato

Oggi i membri della commissione di giustizia prendono la parola, ciascuno per una decina di minuti, per presentare le proprie posizioni. Come detto fin da subito dal presidente della commissione, il senatore repubblicano del South Carolina Lindsey Graham, «probabilmente non proveranno neppure a persuadersi a vicenda, tutti i repubblicani voteranno sì, e tutti i democratici voteranno no». I primi interventi della giornata gli danno ragione.

I democratici stanno esprimendo la propria preoccupazione per una nomina così affrettata che potrebbe influire anche su leggi fondamentali come l'Affordable Care Act, mentre i repubblicani difendono il loro diritto di procedere e lodano Coney Barrett, già giudice della corte d’appello, per il suo lavoro e la sua integrità morale.

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Rischio Covid-19

Dopo la sessione di lunedì, che culminerà con un breve discorso della stessa Coney Barrett, la commissione si riunirà ancora nei prossimi tre giorni. Martedì e mercoledì le verranno poste delle domande, mentre giovedì verrà data la parola a testimoni esterni che potranno esporre le loro ragioni a  favore o contro la sua conferma. Il 22 ottobre la commissione si riunirà nuovamente per votare la nomina.

Se questa dovesse essere confermata, come probabile, passerà poi al voto all’intero senato entro la fine del mese. A fare la differenza sarà il numero dei senatori repubblicani che potranno partecipare alle sessioni di voto: se il nuovo coronavirus - che ha già colpito due esponenti del Grand Old Party che fanno parte della commissione giustizia - dovesse diffondersi ulteriormente, la conferma di Coney Barrett sarebbe a rischio.

Il primo comizio dopo il ricovero

Intanto, come anticipato nel fine settimana, Trump torna a fare campagna elettorale in giro per gli Stati Uniti. Questa sera sarà in Florida, all’aeroporto di Sanford, per quello che lui stesso definisce un “Grande Comizio”. L’evento, già in programma la scorsa settimana, è stato rimandato a seguito del ricovero del presidente risultato positivo al test per Covid19.

«Sono immune» ha detto Trump domenica mattina nel corso di un’intervista telefonica all'emittente conservatrice Fox News.  Poche ore dopo ha rincarato la dose in un audio messaggio rivolto ai suoi sostenitori e pubblicato su YouTube dagli organizzatori della sua campagna elettorale dicendo di essere «risultato completamente negativo». 

A rischio contagio

In realtà non c’è alcuna notizia ufficiale riguardo test negativi. Il medico della Casa Bianca, Sean Conley, ha diffuso una nota assicurando che il presidente «non è più considerato un soggetto a rischio contagio per gli altri», anche se gli studi effettuati sul virus fino ad ora non danno alcuna certezza a questo proposito.

Trump aveva annunciato di essere risultato positivo al virus all’una di notte del 2 ottobre, dopo un’intensa giornata di lavoro culminata ad un evento di raccolta fondi in un suo golf club del New Jersey. Il presidente è poi stato ricoverato per tre giorni e ha dovuto assumere pesanti medicinali a base di steroidi per tutta la scorsa settimana.

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Preoccupazioni locali

Secondo quando riporta il Daily Beast le autorità locali di Sanford non nascondono un po’ di preoccupazione sul fatto che il comizio di questa sera possa favorire la diffusione del contagio. Ieri in Florida sono stati registrati 5.570 nuovi casi e 178 morti, un incremento del 7% rispetto alle due settimane precedenti.

Tuttavia questo non sembra influenzare i più ardenti sostenitori di Trump. Alle 5:30 di questa mattina c’erano già una fila di persone con in testa il berretto “Make America Great Again” davanti alla sede del comizio. La comunità di Sanford è già piuttosto nota a livello mediatico: è la stessa in cui nel 2012 George Zimmerman ha ucciso Trayvon Martin, un diciassettenne afroamericano che stava andando a trovare dei familiari. Per Trump rappresenta forse un porto sicuro, anche se la sua vittoria in Florida non è per nulla scontata.

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