Si chiama Solomon Pena, ha 39 anni, lo scorso novembre si era candidato in New Mexico per un seggio al Congresso fra i Repubblicani e non era stato eletto. Ora è stato arrestato, con il sospetto di avere commissionato una serie di sparatorie per intimidire alcuni funzionari e parlamentari democratici.

Ricalcando un copione già seguito – con modalità ovviamente diverse – da Trump e Bolsonaro, anche Pena riteneva che le elezioni fossero state “truccate” in suo sfavore. Secondo Harold Medina, capo della polizia di Albuquerque, Pena era la “mente” di una cospirazione con motivazioni politiche. Tra l’inizio di dicembre e gennaio avrebbe organizzato alcune sparatorie contro le case di due commissari di contea e due parlamentari.

Nessuno è rimasto ferito nelle sparatorie. In un caso, però, tre proiettili avevano attraversato la camera da letto dove dormiva la figlia di 10 anni di un senatore. 

La rabbia dopo il voto

(Roberto E. Rosales/The Albuquerque Journal via AP)

Pena si era candidato contro Miguel P. Garcia, il rappresentante statale uscente, e aveva perso per circa 3.600 voti. Secondo la polizia, nei giorni seguenti si era presentato a sorpresa a casa dei funzionari eletti, sostenendo di avere documenti che testimoniavano la presunta frode elettorale.

Da lì a poco avrebbe deciso di passare dalle proteste ai fatti, organizzando le sparatorie. Ma non solo. Il 3 gennaio avrebbe accompagnato altri quattro uomini di fronte all’abitazione della senatrice statale Linda Lopez.

E avrebbe tentato di sparare con un fucile automatico, che però si sarebbe inceppato. I suoi complici avrebbero esploso a quel punto diversi colpi di pistola, alcuni dei quali in direzione della camera da letto della senatrice.

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