O fate come dico io, o vi lascio senza soldi. Donald Trump ha dichiarato guerra alle principali università degli Stati Uniti, promettendo il taglio dei finanziamenti federali se non si adeguano a nuove disposizioni della Casa Bianca. Una minaccia respinta, in nome della propria indipendenza e dei diritti costituzionali, da Harvard, il più celebre degli istituti americani. Un “No” che può contagiare altre università e ha fatto scattare la reazione del governo.

Trump ha infatti avvertito che l’università nata a Cambridge, in Massachusetts, potrebbe perdere i benefici fiscali di cui gode ed essere tassata come un’entità politica, se «continua a promuovere follie ideologiche, ispirate al terrorismo».

Intanto il primo risultato è arrivato: l’amministrazione ha congelato contratti dal valore di 60 milioni, oltre a sospendere 2,2 miliardi di dollari di convenzioni ad Harvard.

La versione di Donald

Il recente attacco di Trump è stato mascherato da operazione per contrastare l’antisemitismo nei campus universitari. Secondo il presidente, durante le numerose proteste filopalestinesi andate in scena dopo il 7 ottobre 2023 gli studenti ebrei non sono stati protetti abbastanza. Ma nella lettera scritta da una task force creata appositamente e inviata a diversi istituti della Ivy League, tra cui Harvard e Princeton, il mirino è puntato su docenti e studenti non allineati.

Le condizioni richieste sono le più disparate. Dalla segnalazione al governo degli studenti stranieri «ostili» ai valori americani a una riforma delle assunzioni e delle ammissioni basata solo «sul merito», cancellando quindi i programmi di diversità, equità e inclusione. Dalla creazione di una commissione esterna per valutare i docenti e gli studenti di ogni dipartimento, verificando che ci sia una non meglio specificata «differenza di punti di vista», alla riduzione di potere per quei dipendenti «più impegnati nell’attivismo che nella ricerca». Infine, il divieto di usare mascherine durante le proteste nei campus.

Condizioni che sembrano avere poco a che fare con la lotta all’antisemitismo. E quindi inaccettabili per Harvard. Il suo rettore, Alan Garber, ha ribadito l’impegno dell’università per combattere gli attacchi antisemiti, ma ha tuonato: «Nessun governo, indipendentemente dal partito al potere, dovrebbe dettare cosa le università private possono insegnare, chi possono ammettere o assumere, e quali aree di studio e ricerca possono perseguire».

Non è ancora chiaro quali settori toccherà il congelamento dei fondi. Dei 9 miliardi che Harvard riceve, ben sette sono indirizzati agli 11 ospedali tra Boston e Cambridge legati all’università, mentre due miliardi sono finanziamenti per la ricerca, tra cui quella contro il diabete, il cancro, l’Alzheimer e la tubercolosi. A Trump non sembra interessare.

I motivi dietro la battaglia condotta dall’inquilino della Casa Bianca contro le principali istituzioni accademiche del paese sono altri. E Trump li ha espressi fin dalla sua campagna presidenziale, in cui parlava di «maniaci marxisti» e di ideologia «woke» alla guida delle università. Secondo lui, i campus sono territori dove i radicali di sinistra insegnano e imparano, dove le minoranze discriminano la maggioranza composta da studenti bianchi, dove la libertà di parola è sotto attacco. E tutta una serie di slogan usati nei suoi comizi.

Le più prestigiose università americane sono quindi per Trump un simbolo del mondo “liberal”, ha sottolineato il New York Times. Un sistema che The Donald vuole smantellare, pezzo dopo pezzo, intaccando la loro influenza nei gangli del potere – da Harvard per esempio sono usciti otto presidenti americani – e conquistando un maggiore controllo su di esse.

Il tutto seguendo il volere della sua base elettorale, a cui di certo non interessano le sorti di università che costano decine di migliaia di dollari all’anno. Uno scontro, quello con Harvard, che quindi è cercato e voluto da Trump.

Parla Obama

Tuttavia, solo la più antica università americana, con una ricchezza superiore al Pil di decine di paesi al mondo, poteva resistere e sfidare Trump.

Qualche settimana fa, la Columbia aveva ceduto alle pressioni della Casa Bianca, accettando le sue imposizioni dopo la cancellazione di 400 milioni di dollari di fondi.

Ma ora altre università potrebbero seguire il percorso tracciato. «Harvard ha dato l'esempio alle altre istituzioni di istruzione superiore, respingendo un tentativo illegittimo e maldestro di soffocare la libertà accademica», ha affermato l’ex presidente Barack Obama, aggiungendo: «Auguriamoci che altre istituzioni la seguano». La disputa sembra essere solo agli inizi.

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