Da domani, e per un mese, scattano le nuove restrizioni anti Covid-19 in Ungheria. Un “semi lockdown”: coprifuoco dalle 20 alle 5, ristoranti chiusi, negozi e parrucchieri chiusi alle 19, niente eventi né raduni, stop alle manifestazioni sportive a meno che non siano all’aperto. Gli alberghi non potranno accogliere turisti, ma solo chi si sposta per affari.

Quella annunciata dal premier ungherese Viktor Orbán è una notizia anche perché arriva dopo giorni di relativa inazione. L’Ungheria, che ha circa cinquemila casi in più al giorno, è tra i primi paesi in Europa per numero di decessi, se rapportati alla popolazione. I medici ungheresi hanno lanciato l’allarme: il sistema sanitario è prossimo al collasso, «tra poco dovremo scegliere chi curare e chi no».

Lo stesso premier all’inizio di questo mese ha dichiarato lo “stato di pericolo”, una versione rinfrescata di quello “stato di emergenza” e di quei pieni poteri che avocò a sé nella prima ondata scatenando indignazione nel resto d’Europa.

Eppure, fino a oggi, in Ungheria, le misure sono state blande: soltanto la scorsa settimana il premier ha annunciato qualche lieve restrizione, con un coprifuoco da mezzanotte alle cinque di mattina. Ma – per dirne una – gli stadi hanno continuato a rimanere aperti. «L’economia è importante» aveva detto il premier. 

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