Jacinda Ardern, la premier neozelandese rieletta sabato con un’accoglienza mai vista prima per il suo partito, il partito laburista, è la donna delle emergenze: dopo aver gestito un attentato terroristico a inizio 2019 e un’eruzione vulcanica a dicembre, quest’anno ha praticamente fermato il Covid-19.

Lo dicono i dati, sia quelli elettorali che quelli della pandemia. Ieri, si legge nella pagina del ministero della Salute dedicato al virus, sono stati registrati 3 nuovi casi di Covid-19, tutti “importati”: uno dalla Gran Bretagna e altri due dagli Emirati Arabi Uniti. Per ora ci sono 40 casi nell’intero paese. 

Il partito laburista si è attestato con quasi il 50 per cento dei voti, cioè circa il doppio dei consensi rispetto al rivale conservatore Partito nazionale (che aveva come candidata un’altra donna, Judith Collins). Ardern così non solo si è assicurata un secondo mandato da premier, ma avrà una maggioranza assoluta in Parlamento che le consentirebbe di non formare alleanze di governo, cosa che non succedeva in Nuova Zelanda da quando 24 anni fa è stato introdotto un sistema proporzionale.

Prima nell’emergenza

Il voto originariamente era in programma per settembre, ma le opposizioni hanno fatto pressione perché venisse rimandato per via della pandemia di coronavirus. Ardern ha accolto la loro richiesta, ed è stato rinviato di un mese, ma è stato possibile il voto anticipato. Dal tre ottobre al giorno delle elezioni si è espresso oltre un milione di persone sul totale dei 2,3 milioni di votanti.

Ardern, che oggi ha 40 anni, è stata eletta la prima volta nel 2017. Allora i laburisti si erano dovuti alleare con altri due partiti.

Da lì sono partiti i primati della leader. Nel 2018 è diventata la prima leader al mondo a partorire mentre era in carica dal 1990, quando era accaduto alla premier pachistana Benazir Bhutto. La premier ha celebrato l’evento con un video di ringraziamento con la neonata in braccio prima dell’uscita dall’ospedale.

La presidente neozelandese è stata elogiata per la sua gestione degli attacchi del 15 marzo a due moschee di Christchurch, dove un suprematista bianco uccise 51 fedeli musulmani. A seguito di quei fatti Ardern ha fatto approvare nuove leggi che vietavano i tipi più pericolosi di armi semiautomatiche. Quindi la premier ha dovuto assistere all’eruzione di un vulcano che ha portato alla morte di sei persone a inizio dicembre. I tragici eventi non hanno incrinato il suo governo.

La strategia dell’ «eliminazione»

Infine la pandemia. Con il motto “colpire forte, colpire presto”, Ardern ha imposto alla sua «squadra di cinque milioni» – così chiama gli abitanti neozelandesi – la strategia dell’ «eliminazione», fatta di un lockdown altamente restrittivo e il tracciamento del contagio. Il New York Times ha scritto ironicamente: «Non si poteva andare a prendere una palla da cricket lanciata per sbaglio nel giardino del vicino». In ogni passaggio è stata molto criticata.

Ardern a fine aprile, quando i casi erano in netto calo, ha deciso invece di interrompere il lockdown di prororogarlo di cinque giorni. Ha spiegato: «Eliminazione non significa casi zero, significa tolleranza zero per i contagi». Cioè «quando un caso viene individuato, e verrà individuato, noi lo testiamo, tracciamo i contatti, li isoliamo e lo facciamo tutte le volte che accade, con l’ambizione che quando troviamo il Covid-19 lo eliminiamo». Dopo il breve prolungamento ci sono state riaperture programmate. Da allora i contagi sono risaliti e riscesi, ma senza mai arrivare a situazioni di crisi. Attualmente non c'è alcuna diffusione locale del virus e non sono più richiesti uso di mascherine e distanziamento.

Evitare il ritorno

Nei suoi alti e bassi la Nuova Zelanda ha registrato in totale 1.883 casi (inclusi i probabili, confermati 1.527). Quasi tutti sono stati isolati. Per il 65 per cento riporta l’agenzia italiana del commercio estero Ice sono collegati a viaggi di rientro dall’estero. Sono 1.780 le persone guarite e i decessi solo 25. Al due di ottobre erano stati effettuati 970.641 test. L’equivalente di un quinto della popolazione.

Oggi in patria si può circolare senza mascherina, ma la Nuova Zelanda adesso guarda con sospetto all’estero. I confini internazionali sono chiusi sia ai visitatori che ai detentori di visto temporaneo di lavoro o di studio. Si può entrare solo in casi eccezionali. Il blocco delle frontiere secondo il governo italiano si protrarrà fino al primo semestre del 2021.

Ci sono critiche su quanto la sua azione di governo sia di sinistra. Di fatto può contare su qualche mossa coraggiosa. Insieme al rinnovo del governo, gli elettori neozelandesi sono stati chiamati a esprimersi anche su due referendum, sulla legalizzazione della marijuana e sulla legge sull’eutanasia, approvata alla fine dell’anno scorso. I risultati di entrambi i referendum verranno annunciati il 30 ottobre.

Già nel 2018 un ampio servizio di Vogue descriveva Ardern come l’anti-Trump. La gestione dura della pandemia, all’opposto di quella del premier statunitense, ha rafforzato questa immagine, ma soprattutto l’ha legata ancora di più ai sui elettori. Grazie anche a video live su Facebook in cui da sola a casa spiegava le misure anti-Covid. Che hanno funzionato.

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