La Corte Suprema americana ha sospeso le restrizioni alla pillola abortiva, di fatto garantendo l'accesso al farmaco, mentre la battaglia legale prosegue.  La decisione è una vittoria per l'amministrazione Biden che aveva chiesto alla Corte di continuare a garantire l'accesso. 

La decisione, di fatto il primo test dopo la sentenza che ha negato il diritto all’aborto, non è stata unanime ed ha colto di sorpresa doversi osservatori, considerato che i saggi sono a maggioranza conservatrice dopo le tre nomine decisa da Donald Trump.

Due giudici Clarence Thomas e Samuel Alito hanno dissentito pubblicamente.  L'amministrazione Biden, ha scritto Alito, «non ha mostrato» che lo stop «avrebbe causato danni irreparabili».

«Mi batterò contro gli attacchi alle donne»

Dalla Casa Bianca, il presidente Joe Biden ha commentato: «Continuerò a battermi contro gli attacchi alle donne guidati dalla politica» perché la «posta in gioco non potrebbe essere più alta».

L’accesso alla pillola abortiva era diventata il nuovo terreno di scontro politico in molti stati, dopo la bocciatura del diritto all’aborto. 

Lo scontro partito dal Texas

Il giudice del Texas Matthew Kacsmaryk, conservatore nominato da Donald Trump, ha infatti stabilito agli inizi di aprile la sospensione del mifepristone per ragioni di sicurezza, sposando la causa di alcuni medici e gruppi pro vita con una decisione che metteva in dubbio l'autorità della Federal Drug administration di approvare farmaci.

L'amministrazione Biden ha presentato subito appello contro una decisione che di fatto bloccava in tutto il paese la popolare pillola abortiva - usata in più della metà delle interruzioni di gravidanza negli Stati Uniti - facendo arrivare lo scontro fino alla Corte Suprema.

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