Voci dalla Flotilla 2 prima dell’abbordaggio: «Ci inseguono droni e caccia»

C’è un’Italia che naviga controvento. Partita da Otranto il 30 settembre 2025, la Conscience è la nave ammiraglia della missione congiunta Freedom Flotilla Coalition e Thousand Madleens to Gaza: a bordo, un centinaio di persone tra medici e giornalisti che, nelle prime ore dell’8 ottobre, sono stati intercettati dalla marina militare israeliana mentre erano diretti verso la Striscia per forzare l’assedio imposto da Israele dopo i recente tentativo della Global Sumud Flotilla. Attorno, altre otto barche a vela hanno composto la flotta civile che ha attraversato il Mediterraneo orientale, dove il confine tra legalità e violenza si misura ormai in miglia nautiche. Tra loro c’è Francesco Prinetti, medico internista, che ci ha parlato a poche ore dall’ingresso nella zona d’intercettazione israeliana. Flotilla, gli attivisti accusano Israele. «Subito violenze e umiliazioni indegne» «Siamo qui come medici e giornalisti – ha spiegato a Domani – perché le due categorie più colpite dal genocidio devono tornare a essere testimoni. Gli ospedali sono stati distrutti, i sanitari uccisi o rapiti, i giornalisti messi a tacere. Noi portiamo solidarietà ma anche farmaci salvavita, materiale per medicazioni e antibiotici che a Gaza non entrano più. E noi, che possiamo lavorare al fianco dei medici palestinesi. È un aiuto concreto e insieme un gesto politico». L’obiettivo è «aprire un corridoio umano che restituisca libertà di movimento a un popolo rinchiuso da ottant’anni». Le cento piazze d’Italia per Gaza e la Flotilla: «Siamo due milioni» Umanità tradita A bordo della Conscience ci sono volontari di venticinque nazionalità: «È la risposta civile a un fallimento politico. I nostri governi hanno tradito l’umanità, continuano a vendere armi e a mantenere rapporti con Israele mentre intere famiglie vengono cancellate. Siamo partiti per liberarci da questa complicità». Poi aggiunge: «Il governo italiano si è schierato dalla parte sbagliata della storia, nel silenzio o con giustificazioni che offendono il diritto internazionale». La flotta in mare conta nove imbarcazioni: la Conscience e otto barche a vela di supporto. Il gruppo ha lasciato Catania e Otranto tra il 25 e il 30 settembre ed è stata fermata a 120 miglia nautiche. Due unità erano state fermate e perquisite dalla Guardia costiera greca prima di lasciare le acque territoriali. «Sono saliti a bordo con modalità militari – ha raccontato Pirenetti – e hanno impedito loro di proseguire. È un segnale inquietante: chi tenta di portare aiuti viene fermato, chi bombarda resta impunito. È la stessa complicità che vediamo in Europa, un continente che ha rinunciato alla propria coscienza pur di non disturbare Israele». Negli ultimi giorni l’equipaggio ha visto droni e aerei militari sorvolare la nave. «Sono quattro notti che i droni ci passano sopra – raccontava – Un caccia israeliano è transitato cinque volte sulla nostra testa. Sappiamo che stiamo entrando nella zona a rischio sequestro, quella in cui Israele agisce come potenza criminale anche in acque internazionali. Ma non parliamo di “intercettamento”: è sequestro illegale di civili, di medici, di giornalisti protetti dalle Convenzioni di Ginevra». La Flotilla e le piazze per Gaza hanno smascherato la guerra civile dell’Occidente La paura non è negata, ma affrontata. «Sì, conosciamo i rischi. Ma sarebbe ipocrita fermarsi. Ogni giorno a Gaza muoiono bambini, medici, volontari. Noi abbiamo scelto di mettere i nostri corpi a disposizione di una causa che è innanzitutto umana. La nostra missione è pienamente legale. Siamo dalla parte giusta della storia, e questo ci dà forza». Il riferimento è anche alla Global Sumud Flotilla, intercettata e sequestrata pochi giorni fa dall’esercito israeliano, con a bordo attivisti di trenta paesi, tra cui italiani. «Abbiamo visto cosa è successo a loro, ma è proprio per questo che siamo qui. Israele viola ogni norma del diritto internazionale e lo fa sapendo di poter contare sul silenzio europeo. Noi vogliamo rompere quel silenzio». Centinaia di messaggi A bordo della nava Conscience

[Missing Credit] La forza arriva anche da terra. «Da giorni riceviamo centinaia di messaggi. In Italia c’è un’altra maggioranza, fatta di persone che non accettano la complicità con un genocidio. Le mobilitazioni, gli scioperi, le piazze piene ci ricordano che non siamo soli. È questo che ci spinge avanti: sapere che dietro ogni miglio di mare percorso ci sono milioni di persone che si rifiutano di essere complici». Prinetti rifiuta la retorica dell’eroismo. Parla di «responsabilità condivisa» e di «necessità di rompere un silenzio che pesa più delle bombe». «Siamo pronti a tutto – aveva detto prima dell’intercettazione – ma se Israele fermerà una nave piena di medici e giornalisti, aggiungerà un nuovo crimine ai tanti già commessi. E se anche solo una delle nostre barche riuscirà ad arrivare a Gaza, sarà la prova che la solidarietà può ancora rompere l’assedio». Dalla Flotilla alle piazze, sono le minoranze a cambiare la storia