Almeno 22 persone sono morte a causa dell’esplosione avvenuta nell’aeroporto di Aden, la seconda città più importante dello Yemen. I feriti noti per ora sono 60. Un ministro ha detto che l’obiettivo dell’attacco era l’aereo su cui viaggiavano i membri del nuovo governo di unità nazionale del paese formatosi sotto l’egida dell’Arabia Saudita. Proprio le autorità saudite hanno accusato i ribelli Houthi, che dal 2014 combattono, spalleggiati dall’Iran, le forze yemenite alleate dell’Arabia Saudita, di avere effettuato l’attacco. I leader dei ribelli hanno però detto di non essere i responsabili dell’evento che ha causato decine di feriti secondo le prime informazioni. Secondo i membri del governo, l’attacco sarebbe avvenuto tramite l’utilizzo di due droni.

Una nuova esplosione

A distanza di poche ora alcuni residenti hanno detto di avere sentito i rumori di un’esplosione vicino alle sedi del governo dove i ministri si erano rifugiati dopo la prima esplosione. Secondo Al-Arabiya, l’esplosione è stata causata dagli spari delle forze yemenite contro due droni diretti contro il palazzo presidenziale.

Cosa sta succedendo in Yemen?

Il conflitto in Yemen è iniziato nel 2014 quando i ribelli Houthi hanno lanciato un’offensiva militare contro il governo filo saudita del presidente Abdrabbuh Mansour Hadi. Nel 2015 la guerra ha visto il coinvolgimento dell’Arabia Saudita che è a sua volta intervenuta nel conflitto per difendere i suoi interessi nello stato. Anche l’Iran ha a sua volta aiutato economicamente i ribelli Houthi. Lo stato guidato dal presidente Hassan Rouhani condivide con i ribelli diversi nemici tra cui Israele e gli Stati Uniti. Il conflitto ha finora causato la morte di 110mila persone. Entrambi gli schieramenti sono stati accusati nel corso degli anni di avere commesso atrocità contro la popolazione. In particolare, l’Arabia Saudita, secondo le Nazioni unite, avrebbe bombardato diverse aree del paese causando la morte di centinaia di civili. Gli attivisti per i diritti umani hanno accusato il governo saudita di ospitare eventi sportivi per fare dimenticare i suoi crimini in Arabia Saudita denunciando la pratica del cosiddetto sportwashing

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