Mosca non molla Mattarella. Gli hacker russi non mollano l’Italia. In onda in prima serata sul primo canale tv della Federazione la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova attacca di nuovo il presidente italiano: minaccia “conseguenze”. Il giorno dopo gli hacker del gruppo NoName057 della galassia digitale filo-russa provano a mandare in tilt aziende e trasporti italiani: non ci riescono. Applauso bipartisan per il capo della Repubblica alla Camera ieri: i dem chiedono tutela «a difesa della più alta istituzione della Repubblica».

L’ora della rabbia

Nella 155esima settimana di guerra, due sere fa, in Russia è scoccata l’ora della Serata con Solovev su Rossija-1. È l’ora della rabbia, degli attacchi concentrici di analisti e commentatori tutti pro-Cremlino, tutti sempre in piedi, tutti sempre posizionati in cerchio attorno al gran maestro della propaganda: Vladimir Solovev.

Per quasi tre ore il martello del presentatore continua a battere sempre sullo stesso punto: la vecchia Ue, illusa e inadatta, è isolata, ci sono i nuovi Stati Uniti di Trump, «è arrivato il tempo della politica reale e l’Europa non c’è, né al tavolo (dei negoziati, ndr), né sotto».

Solovev non rinuncia mai agli eccessi: è il suo mestiere, ne ha fatto una missione lucrosa, lo guardano milioni di persone e non solo in Russia. Introduce alla fine il suo ospite speciale, la Zakharova, e il suo primo argomento di dibattito: Mattarella. La portavoce del ministero degli Esteri ha gli occhi sgranati dallo scandalo per le «parole indegne» pronunciate dal capo di Stato all’università di Marsiglia (ormai a inizio febbraio), un intervento in cui il presidente ha paragonato la spinta aggressiva della Mosca odierna a quella della Berlino nazista.

La Russia non può essere comparata al Terzo Reich, questo «non si deve e non si dovrà mai lasciare senza conseguenze»: Mattarella, ha detto Zakharova, è «presidente di un Paese che è storicamente stato tra quelli che hanno attaccato il nostro Paese», presidente del Paese «in cui ha avuto origine il fascismo», un presidente «che non può sapere quanti soldati italiani hanno ucciso i nostri nonni e bisnonni sul nostro territorio durante la Seconda guerra mondiale sotto bandiere e slogan nazisti».

Pagando con la vita di milioni dei suoi cittadini, l’Urss ha liberato non solo se stessa, ma anche gli altri Stati dal nazismo e Mattarella ha tracciato il parallelo – insiste Zakharova – proprio quando la Federazione si prepara a celebrare il suo ottantesimo anniversario della Vittoria sulla Germania nazista il prossimo 9 maggio. Molti pensavano – ha chiosato la diplomatica – che quel discorso sarebbe rimasto solo lì dove è stato pronunciato, ma «non è andata così».

Dopo la risposta russa, ha detto, in Italia è iniziato «uno show russofobo» che «non si può chiamare in altro modo». Si riferisce al coro di solidarietà che ha di nuovo investito il presidente, ma – ha aggiunto - «sorprendentemente» anche comuni cittadini italiani stanno chiedendo scusa e firmano petizioni (evidentemente, si riferisce alla petizione “Il Popolo italiano prende le distanze dalle parole del presidente Mattarella”, finora l’hanno sottoscritta in 14mila). Poi buonanotte Russia.

Garante dell’europeismo

Come ha ricordato Zakharova «non è stata la prima volta» che rispunta il paragone storico. Ma soprattutto non è la prima volta che Mattarella non sta zitto: ha sempre puntato l’indice contro la Russia, dal giorno uno della guerra, non ha mai nascosto le sue riflessioni sul conflitto e non è difficile intuire perché sia finito per molti giorni di fila tra gli argomenti di dibattito degli allineati al Cremlino. Garante dell’europeismo nel momento in cui l’Unione si scopre più disunita che mai (una spaccatura che conviene – in questo momento – tanto ai russi, quanto agli americani), è anche presidente di un Paese dove sono ancora in molti ad amare la Federazione, anche al netto della storica antipatia verso l’impero statunitense.

Se si analizza lo schema delle loro operazioni precedenti, sembra rientrare nel perimetro delle conseguenze dell’ultimo scontro Quirinale-Cremlino, anche l’attacco degli hacker di NoName057: lunedì 17 hanno colpito siti di aeroporti e trasporti, banche e servizi finanziari e lo hanno rivendicato su Telegram, il social dove si coordinano, scelgono bersagli e minacciano.

«I russofobi ricevono una meritata cyber-risposta»: a fine dicembre scorso, con questa frase, hanno firmato il cyberattacco che ha colpito gli aeroporti di Malpensa e Linate, il ministero degli Esteri italiano, le reti di trasporto a Siena e Torino. Un’altra onda di attacchi della stessa formazione era arrivata l’11 gennaio: hanno tentato di provocare interruzioni a dicasteri, banche, aziende, trasporti nei giorni in cui in Italia arrivava in visita a sorpresa Zelensky. Allora i NoName057 scrivevano: «Il primo ministro italiano Meloni ha confermato continuo sostegno all’Ucraina», «L’Italia dovrebbe iniziare ad aiutare se stessa e la sua sicurezza informatica».

Ancora prima, quando Giorgia Meloni è stata in visita a Kiev, nel febbraio 2023, hanno provato a bucare i server di Carabinieri e Tim. Nell’universo cyber i NoName057 sono relativamente nuovi; nati nel marzo 2022, poco dopo l’avvio del conflitto, colpiscono solo i nemici del Cremlino: lo sanno Usa, Ue, Ucraina, Baltici (tutti e tre), Danimarca, Norvegia, Islanda, Belgio. La Polonia, quando è stata colpita nel dicembre 2022, ha accusato apertamente la Russia di essere Stato “sponsor di terrorismo”. Il primo assalto digitale della loro storia, i pirati del web nati dopo l’invasione, l’hanno compiuto contro i media ucraini.

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