«Le risorse russe congelate in occidente dovrebbero essere usate per la ricostruzione per un valore di 500 miliardi di dollari dell’Ucraina», ha detto il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, nella prima giornata in videoconferenza ai 2.500 partecipanti del World Economic Forum a Davos, che hanno risposto con una standing ovation.

Modulando come di consueto il tono del discorso al suo uditorio, Zelensky, da consumato oratore internazionale, ha saputo toccare i temi economici più significativi invitando l’Unione europea ad usare con maggior determinazione l’arma delle sanzioni energetiche contro Mosca e quello della sicurezza alimentare del pianeta per garantire “corridoi alimentari” per poter esportare il grano ucraino oggi bloccato nei porti dalla flotta russa nel Mar Nero. Niente discorsi fumosi, ma richieste secche e senza fronzoli.

«Le sanzioni dovrebbero essere massime, in modo che la Russia e qualsiasi altro potenziale aggressore che voglia fare una guerra brutale contro il suo vicino conosca le conseguenze delle sue azioni», ha affermato il presidente, proprio mentre Vladimir Putin da Sochi ostentava tranquillità sulla tenuta economica: «L’economia russa sta resistendo in modo encomiabile all’impatto delle sanzioni» 

Insomma, ci vogliono linee rosse chiare in Europa come quella espressa dal presidente americano Joe Biden sulla sovranità di Taiwan, ha fatto intendere Zelensky, senza però mai citare il presidente americano.

Se ci fosse stata una maggiore determinazione nel tracciare le “linee rosse” anche in Europa forse si sarebbe potuta evitare la guerra.  

«Non dovrebbero esserci scambi con la Russia», ha ribadito Zelensky, chiedendo «un embargo sul petrolio russo» e misure contro «tutte le banche russe». Ma se Washington e Londra hanno smesso di importare petrolio russo, l’Ue fatica a trovare un accordo, perché alcuni dei suoi membri dipendono molto dal gas e dal petrolio.

Ma «la Russia vuole distruggere l’Ucraina e sta minacciando il mondo di fame. Dobbiamo isolare la Russia dal mondo civile», ha insistito la ministra dell’Economia ucraina, Yulia Svyrydenko.

Allarme alimentare

«Il grano viene rubato ogni giorno dai militari russi, poi portato via nave in alcuni paesi. Stiamo cercando di reagire molto rapidamente, stiamo lavorando a livello del ministero degli Esteri con le ambasciate di quei paesi», ha detto il presidente ucraino Zelensky nel corso del suo intervento.

«Penso che se capisci da dove viene questo grano e come la Russia lo ha ottenuto, non puoi comprarlo illegittimamente», ha aggiunto. L’allarme di Zelensky sul rischio carestia è stato ripreso al Wef dall’Onu.

«Non consentire ora l’apertura dei porti dell’Ucraina significa dichiarare guerra alla sicurezza alimentare globale», ha detto David Beasley, direttore del World Food Program delle Nazioni Unite partecipando a un panel sulla crisi alimentare nell’ambito del Forum.

«Impedire all’Ucraina di esportare il grano prodotto verso gli altri paesi mette a rischio 400 milioni di persone, senza contare l'impatto che la guerra potrebbe avere sulla prossima semina in Ucraina», ha aggiunto Beasley.

Ucraina al centro del Wef

La crisi ucraina è al centro della scena questa settimana a Davos, dove torna in presenza l’incontro delle élite politiche ed economiche globali organizzato dal Wef dopo una pausa di due anni a causa della pandemia.

Il fondatore del Wef, Klaus Schwab, ha accolto una numerosa delegazione di ucraini, ma ha escluso i russi, un tempo protagonisti dell’evento. E la “Russia house” delle precedenti edizioni ha lasciato il posto a una “casa russa dei crimini di guerra”, dove ieri è stata inaugurata una mostra di foto delle vittime e dei danni causati dall'invasione.

Grano indiano

Una folta delegazione del governo indiano era presente al Forum economico a Davos. La partecipazione permetterà ai rappresentanti indiani di discutere con gli altri partecipanti la scelta, molto criticata a livello globale, di bloccare l’export del grano indiano.

Ma c’è di più. Nei dibattiti tra leader politici e imprenditoriali, ha tenuto banco il timore per il futuro economico dell’Europa in seguito alla crisi ucraina. C’è un senso di preoccupazione tra molti leader aziendali a causa della crisi energetica e di una possibile recessione economica.

In questo quadro la delegazione italiana potrà nei prossimi giorni dare il suo contributo per rassicurare gli investitori: l’Italia sarà rappresentata da quattro ministri: Daniele Franco (Economia), Roberto Cingolani (Transizione ecologica), Enrico Giovannini (Infrastrutture e mobilità sostenibile) e Vittorio Colao (Innovazione tecnologica e transizione digitale).

Tra i manager italiani parteciperanno Andrea Illy (Illycaffè), Silvia Merlo (Saipem), Paolo Merloni (gruppo Ariston), Stefano Scabbio (gruppo Manpower), Domenico Siniscalco (Morgan Stanley), Andrea Sironi (Generali), Francesco Starace (Enel). Vedremo nei prossimi giorni se sapranno, come Zelensky, trovare le parole giuste per rassicurare gli investitori internazionali sul futuro dell’Italia.

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