Migliaia di persone hanno manifestato ieri in tutta Italia contro l’obbligo di green pass sui luoghi di lavoro. Non ci sono stati però i temuti blocchi dei porti e le difficoltà nelle aziende dovute ai controlli sono stati inferiori al previsto, anche perché numerose imprese hanno deciso di pagare i tamponi ai loro dipendenti.

I problemi, comunque, non sono stati del tutto assenti, con camion rimandati indietro al confine, lunghe all’ingresso di molte aziende e cancellazione di servizi di trasporto pubblico.

Il cuore della protesta

A Trieste, la città simbolo della protesta, centinaia di operai portuali hanno occupato il varco 4 all’alba di ieri mattina chiedendo la cancellazione dell’obbligo di green pass per tutti i lavoratori italiani. «Qui c'è un clima di festa, stiamo raccogliendo persone da tutta Italia, siamo fieri e felici di questa giornata – ha detto Maicol, 30 anni lavoratore portuale – Questa situazione non dipende da noi, ci è stata imposta da un governo. Il green pass non è una misura sanitaria, è una forma discriminatoria per tutti noi portuali».

Ma il Coordinamento, il principale sindacato dei portuali che ha organizzato la protesta, si è diviso tra chi voleva bloccare il porto ad oltranza impedendo a chiunque l’ingresso e chi invece preferiva un atteggiamento più prudente.

Alla fine, i portuali hanno deciso di consentire l’accesso ai colleghi che desideravano lavorare, mentre hanno lasciato ingresso libero ai camion in tutti i varchi, tranne il numero 4. Situazione simile a Genova, dove numerosi portuali e altri manifestanti hanno occupato per ore alcuni ingressi. Il porto ha operato per tutto il giorno in relativa normalità.

La protesta è stata contenuta anche grazie alla decisione di aziende e governo di spingere affinché fossero i datori di lavoro dei a pagare il tampone, una soluzione adottata a Trieste, Genova e in diversi altri porti. 

In solidarietà con i portuali e contro l’obbligo di green pass hanno manifestato migliaia di persone in tutta Italia: duemila a Roma al Circo Massimo, un migliaio a Milano, tra cui diverse centinaia di studenti. Più di duemila a Bologna e altrettanti a Firenze. Duemila a Cagliari e Udine. Altri presidi sono stati organizzati dai sindacati Usb e Si Cobas, che chiedono tamponi pagati dalle aziende. Quasi ovunque le manifestazioni si sono svolte senza particolari momenti di tensione. 

Le aziende

I disagi dovuti all’inizio dei controlli sul green pass sono stati inferiori a quanto atteso. «Da quelle che sono le notizie filtrate mi sembra che ha prevalso la responsabilità», ha detto il presidente di Confindustria Carlo Bonomi. Secondo Confindustria Brescia, il 93 per cento delle aziende non ha avuto problemi. Federdistribuzione parla di situazione «regolare». La Fiom nazionale, il principale sindacato dei metalmeccanici, dice che al momento non si segnalano particolari problemi, ma specifica che per avere un quadro completo bisognerà attendere lunedì. A Roma e Milano i trasporti pubblici hanno funzionato regolarmente, nonostante diverse assenze. 

Anche se inferiori agli scenari più drammatici, le difficoltà non sono mancate. «Se i blocchi sono meno gravi di quanto appare, la situazione nelle imprese non è così semplice – ha detto Francesco Seghezzi, presidente dellla fondazione Adapt che si occupa dello studio delle relazioni industriali – Da un’indagine non scientifica ci risultano turni che saltano e parziali stop alla produzione per assenza di personale. Vedremo come si riorganizzeranno le imprese».

Tamponi pagati

La Fiom Firenze ha parlato di «difficoltà» in alcune imprese, mentre quella di Milano accusa le aziende di non aver realizzato i controlli per evitare di dover rimandare a casa le persone, sfruttando il fatto che al momento né Asl né Ispettorati del lavoro hanno previsto controlli straordinari sul green pass. A Domodossola, diversi camion sono stati rimandati indietro perché gli autisti erano sprovvisti di green pass. Situazione complicata per i mezzi pubblici in alcune città. A Trieste, un quarto degli autisti di mezzi pubblici non si è presentato al lavoro, mentre a Verona sono state cancellate 400 corse.

Intanto molte grandi aziende hanno deciso di pagare i tamponi ai propri dipendenti non vaccinati. Acciaierie d’Italia, l’ex Ilva, è una di queste, ma a Taranto questa mattina ci sono state code a causa dei terzisti senza green pass. Nel distretto metalmeccanico di Bologna quasi tutte le aziende hanno deciso per questa soluzione, così come Mitsubishi Electric, Sailmaker e Piquadro. «Molti di quelli che non hanno già adottato questa soluzione potrebbero farlo nei prossimi giorni», dice Seghezzi.

 

© Riproduzione riservata