Mentre i contagi da Covid-19 superano per la prima volta quota 200mila, la politica è divisa tra chi cerca di rivendicare l’approvazione dell’obbligo vaccinale per i 50enni come una propria vittoria e chi preferisce parlare d’altro. Nel frattempo, emergono ulteriori buchi e mancanze nel provvedimento approvato dopo ore di estenuante trattative tra le forze di maggioranza. Gli esperti, intanto, puntano il dito contro una decisione che viene definita troppo timida e arrivata troppo tardi.

I numeri di oggi

Giovedì è stato superato un nuovo record di contagi, con la registrazione di 219.441 nuovi casi. Anche i decessi restano alti, 198 nelle ultime 24 ore. Cresce l’occupazione dei posti letto in area medica, più 502, e anche quella delle terapie intensive, più 39. Sono numeri iniziano a mettere in seria difficoltà il sistema sanitario italiano, in particolare quello più debole e meno finanziato delle regioni del sud.

A Palermo, è stato montato un ospedale da campo per far fronte al numero dei ricoveri, mentre da Napoli, il presidente dell’Ordine dei medici Bruno Zuccarelli, avverte: «La situazione è critica, ci serve aiuto ora. Si intervenga subito per non metteteci in condizione di dover applicare il codice nero scegliendo chi curare e chi no».

Il decreto e i buchi

Di fronte alla crescita esponenziale dei casi di Covid, il governo ha risposto mercoledì approvando l’obbligo di vaccino per gli ultra 50enni, una decisione che, medici ed esperti sono concordi, non avrà effetto sull’attuale picco in corso in questi giorni. È stata una decisione sofferta e di compromesso, che ha diviso la maggioranza. Anche per questo, il decreto appare complicato e lacunoso.

Ad esempio, a 24 ore dall’approvazione, non è ancora stato ultimato il testo definitivo. Non è chiaro quindi che sanzioni ci saranno per chi non rispetterà l’obbligo (si parla di un centinaio di euro), come saranno eseguiti i controlli e da quando inizieranno. In un primo momento sembrava che l’obbligo dovesse iniziareil 15 febbraio, poiché nella bozza del decreto era specificato che a partire da quella data i 50enni avrebbero dovuto esibire il green pass rafforzato per potersi recare al lavoro.

Ieri, però, il sottosegretario alla Salute Andrea Costa ha precisato che l’obbligo scatterà a partire dalla pubblicazione del decreto, verosimilmente lunedì. A quel punto però si rischia di creare una situazione complicata, poiché i 3,2 milioni di ultra 50enni non vaccinati saranno immediatamente in una situazione di irregolarità, senza avere tempo di vaccinarsi (ci vorrà almeno un mese affinché possano ricevere le due dosi, sempre che riescano a ottenere immediatamente un appuntamento).

Le reazioni

Il Pd è uno dei pochi partiti che hanno cercato di rivendicare il compromesso di mercoledì come una vittoria. «È la direzione giusta che serve all'Italia e all'Europa. Avanti con fiducia», ha scritto ieri su Twitter il segretario Enrico Letta.

Ma anche nel suo partito c’è chi fa dei distinguo, come il presidente della Toscana Eugenio Giani, che si rammarica che l’obbligo non sia stato esteso a tutti, stesso concetto espresso anche dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando. Durissimo il leader di Azione Carlo Calenda, che parla di un compromesso che «rende quasi impossibile la vita delle persone senza creare un vero argine alla pandemia».

La ministra delle Regioni Mariastella Gelmini è tra i non numerosi esponenti di Forza Italia che hanno pubblicamente apprezzato il decreto, anche se ha subito precisato che ora dovranno essere approvati ristori economici per le attività economiche in difficoltà.

Quasi completamente silenzioso, invece, il Movimento 5 stelle, in queste settimane diviso su tutto e con un leader, Giuseppe Conte, sempre più in difficoltà nel dare la sua linea.

Imbarazzo anche nell’altra forza politica che si opponeva all’obbligo, la Lega. Pressoché nessun esponente del partito ha osato commentare la decisione, mentre il leader Matteo Salvini ha preferito parlare di energia nucleare, trascurando completamente le decisioni della settimana.

L’unico leghista che si esposto lo ha fatto in netto contrasto con il suo segretario. «L'ambiguità del mio partito e del mio segretario sui vaccini mi sta mettendo a disagio da tempo», ha detto l’eurodeputato Gianantonio Da Re, da tempo in contrasto con Salvini.

Il decreto non ha entusiasmato medici ed esperti, che si aspettavano un’azione più incisiva e una comunicazione più chiara. Per il presidente della fondazione Gimbe Nino Cartabellotta, il decreto è un «pannicello caldo» frutto di «compromessi politici» che hanno prodotto misure «insufficienti e tardive».

 

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