migranti di serie b

Nella nave ostaggio di Meloni sta per finire anche il cibo

(Foto Max Cavallari / SOS Humanity)
(Foto Max Cavallari / SOS Humanity)
  • «C’è una ragazzina con un neonato di sette mesi, a bordo», racconta Petra Krischok dalla nave Humanity 1, che ha «tratto in salvo 179 persone tra il 22 e il 24 ottobre. Più di un centinaio sono minori non accompagnati. Molti hanno subìto violenze ripetute o persino torture in Libia. Altri hanni visto persone care annnegare».
  • «Tra influenza, notti sempre più fredde, traumi e grave stress psicologico, la situazione si fa sempre più dura. Tra pochi giorni avremo finito anche i pasti». La sensazione è di essere tenuti in ostaggio, «in un limbo». Non potendo vantare successi immediati sui dossier che aveva dichiarato prioritari, come quello dei prezzi dell’energia, il nuovo governo torna ai vecchi tormentoni: se la prende coi migranti.
  • Non tutti, solo alcuni, visto che sia per Meloni che per Salvini chi fugge dall’Ucraina è «rifugiato vero». Chi non rientra in questa categoria del tutto arbitraria, e scappa dalle torture in Libia, è lasciato nel limbo, in mare, a rischiare la vita nonostante le regole parlino chiaro: soccorrere è un obbligo.

Nell’èra Meloni ci sono i «rifugiati veri» e poi ci sono gli altri. Quando i governi europei hanno deciso di attivare per la prima volta una direttiva europea per la protezione temporanea che esisteva da oltre vent’anni, per accogliere con spirito di solidarietà reciproca i milioni di ucraini in fuga, la Lega di Matteo Salvini – da forza di governo – ha accondisceso sostenendo che «si tratta di rifugiati veri». Ha perso però l’occasione politica di rivendicare in quel frangente anche una più

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