Qual è il reale stato di salute di Silvio Berlusconi? Il tribunale di Milano ha incaricato il professor Riccardo Zoia di rispondere definitivamente a questa annosa domanda prima di proseguire nel processo Ruby ter, dove l’ex premier è imputato per corruzione in atti giudiziari in concorso con una trentina di altre persone, molte delle quali ragazze che partecipavano ai suoi festini.

Il fatto è noto: secondo la procura di Milano le ragazze che frequentavano le serate ad Arcore e a Villa Certosa in Sardegna sarebbero state pagate dall’ex premier durante gli altri due processi della saga Ruby per annacquare, omettere o falsificare i racconti delle serate del bunga bunga, dove vigeva un un consolidato «sistema» di prostituzione, come recitano le precedenti sentenze.

Un comportamento ovviamente vietato dalla legge che ha portato tutti i protagonisti davanti al tribunale di Milano oltre che a quelli di Siena, Roma, Pescara dove sono finiti alcuni rivoli di questa vicenda.

Legittimo impedimento

Ma questi processi sono rimasti impantanati dal 2016 sull’impossibilità di Berlusconi a parteciparvi: il famoso «legittimo impedimento» a venire in udienza per motivi di salute, che è stato sempre accolto dai tribunali bloccando il dibattimento per tutti.

È successo anche lo scorso maggio, quando il legale dell’ex premier, Federico Cecconi, ha presentato l’ennesima richiesta di stop corredata da una consulenza medica che ha fatto sobbalzare anche i pubblici ministeri Tiziana Siciliano e Luca Gaglio per la gravità del quadro clinico.

Durante l’udienza i pm avevano parlato espressamente di problemi «neurologici» e psicologici» del leader di Forza Italia di cui mai si era parlato prima. In sostanza, per come era stata descritta dai medici che lo avevano visitato nella consulenza depositata, una depressione grave e qualche deficit cognitivo che si accompagnavano a un quadro clinico costellato da fibrillazioni atriali, spondiloartrite, gotta, diabete mellito di tipo due, infiammazioni da long Covid e perfino strascichi della prostatectomia di una ventina di anni fa.

I due pm avevano chiesto quindi di stralciare (separare) la sua posizione da quella delle altre per consentire di riprendere il processo e arrivare a una sentenza, seppur monca del verdetto per il leader di Forza Italia. Realpolitik giudiziaria: se la salute di Berlusconi versava in queste condizioni, ed era difficile che migliorasse nel tempo, era inutile continuare a intestardirsi.

L’estate

Poi però questa estate ci ha consegnato un Berlusconi pubblico diverso da quello descritto, con i suoi incontri politici nelle sue residenze e le sorti del partito rientrato nella maggioranza di governo grazie a Mario Draghi.

Un leader in apparente ripresa fisica ma non così robusta da consentirgli di affrontare un'udienza a causa di quel suo cuore ballerino che avrebbe potuto fare brutti scherzi se sottoposto allo stress dell’aula di giustizia.

Da qui l’ennesima richiesta, presentata ieri, di legittimo impedimento, di fronte alla quale i pubblici ministeri sono sbottati. Per il pm Siciliano l’unico vero problema è che Berlusconi è «vecchio»: una condizione che non migliorerà certo col tempo, che si associa ai tanti problemi fisici che ha (i famosi acciacchi della vecchiaia) ma che non sarebbe tale, per i miglioramenti visibili di questa estate, da evitargli il processo, magari predisponendo un collegamento da casa sua se previsto dalle norme.

Di fronte a questo conflitto anche il tribunale ha preso coscienza che una perizia indipendente sia doverosa per capire se quelle firmate dal neuropsicologo forense Giuseppe Sartori, dal medico legale Marco Di Paolo e dallo psichiatra Pietro Pietrini (coadiuvati dal medico di fiducia Alberto Zangrillo e da altri specialisti) siano aderenti alla reale salute di Berlusconi.

Peraltro i tre sono esperti di neuroscienze mentre il legittimo impedimento è imputabile soprattutto ai problemi cardiaci e questa distonia non ha mai convinto i magistrati. Ci penserà il professor Zoia, ordinario di medicina legale all'Università di Milano, che avrà l’incarico il prossimo 15 settembre e che potrebbe chiedere anche un paio di mesi per redigere il prospetto con il team che sceglierà per supportarlo (probabilmente un cardiologo e uno psichiatra).

La perizia sarà a uso e consumo non solo della giustizia ma anche della politica, delle istituzioni e degli italiani. Che aspettano di capire se l’ex Cavaliere può contribuire ancora alla guida del paese e magari aspirare anche a salire al Quirinale da presidente della Repubblica, come da tempo viene indicato.

Certo, a giudicare da quel che emerge dai referti clinici sembra difficile che possa aspirare a diventare il prossimo capo dello stato. Ma il suo reale stato di salute è ancora misterioso, e bisognerà quindi attendere. L’ex premier risulterà in grado di affrontare il processo, rischiando una condanna, ma ancora in grado di avere un peso politico o verrà certificata la sua invalidità grave che lo porterebbe verso il binario morto dello stralcio ma con conseguenze nefaste per la sua immagine pubblica e politica? Ai periti l’ardua sentenza.

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