La coalizione di centrodestra chiude unita a piazza del Popolo a Roma la campagna elettorale che i leader hanno corso in autonomia. Per la prima volta, Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi si ritrovano sullo stesso palco per lanciare l’ultima volata: venerdì, ultimo giorno prima del silenzio elettorale, invece, è destinato alle chiusure individuali.

Anche solo questo dà la dimensione dei rapporti di forza. Meloni a Napoli, a tentare il recupero al sud contro i Cinque stelle. Salvini a Frascati e poi con una «maratona di quattro ore su tutti i social». «Ormai siete alla frutta», è uno dei commenti più ricorrenti sotto il post dall’account ufficiale della Lega: il timore è che le piazze non si riempiano più.

Anche piazza del Popolo si è animata tardi: l’appuntamento era fissato alle 17.30 ma Berlusconi è salito sul palco un’ora e mezza dopo. È stato necessario aspettare per riempirla e le bandiere che sventolavano erano quasi tutte di Fratelli d’Italia.

L’elenco degli interventi dei leader è stato attentamente valutato: ad aprire il Cavaliere, in seguito Maurizio Lupi dei Moderati (di cui in piazza non sventola nemmeno una bandiera), poi Matteo Salvini e a chiudere la vera protagonista, Giorgia Meloni. Interventi brevi, cinque minuti per Berlusconi e Lupi, venti minuti per Salvini e mezz’ora per Meloni. Poi via, in vista della giornata di chiusura vera, ognuno in autonomia.

Le voci

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I militanti sono quasi tutti di Fratelli d’Italia, come anche le bandiere che sventolano e gli striscioni. Roma è casa di Giorgia Meloni, e Lega e Forza Italia presidiano i loro gazebo senza nemmeno provare a competere sui numeri. Sul fronte leghista, il confronto con FdI viene silenziato: «Nessun litigio, siamo alleati da trent’anni», taglia corto un militante romano, e anche sul raddoppio sceglie la diplomazia: «Più voti prende Meloni, meglio potremo governare».

Che il tocco magico di Matteo Salvini si sia appannato lo dimostra la stessa piazza. Il leader della Lega non rinuncia al bagno di folla, si avvicina al gazebo e scatta l’assembramento per i selfie, ma in pochi minuti si spegne. Qualche curioso lo adocchia, ma la coda per fare una foto insieme finisce velocemente. «Manco più un voto tira», sogghigna guardandolo un uomo in occhiali scuri al suo vicino, con la bandiera di Meloni in mano. Solo negli scambi tra militanti, però, si colgono le divisioni interne. Appena un giornalista si avvicina si percepisce la preoccupazione: nessuno parla a ruota libera, tutti indicano i responsabili locali per le dichiarazioni.

Un pensionato di Frascati con la bandiera di FdI si avvicina, arrabbiato. Ha sempre votato a destra: prima Msi, poi An e ora Meloni. «Prendo 890 euro di pensione e ho moglie invalida: lo stato a me non ha mai dato niente», dice. La misura che preferisce è la flat tax: «Con quella al 15 per cento risparmierei un mese di pensione e potrei portare mia moglie in vacanza. venerdì muoio di fame».

I giovani

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I più entusiasti in piazza sono i giovani. Numerosissimi quelli di Fratelli d’Italia, sono organizzati in formazioni per sventolare le bandiere, tutti con la maglietta della giovanile, la Gioventù nazionale. La federazione romana ha la scritta con il motto “Sit romana potens Itala virtute propago”, “D'Italica forza possente sia la stirpe di Roma”. Cantano cori da stadio per inneggiare a «Giorgia».

Composti ed emozionati, invece, i ragazzi di Forza Italia. «Saliremo sul palco insieme al presidente e lo vedremo per la prima volta da vicino, dal vivo», racconta il coordinatore romano. Passando davanti al gazebo, una ragazza di non più di sedici anni canticchia “Meno male che Silvio c’è”: l’inno di quando lei probabilmente non era ancora nata.

Berlusconi è ancora il faro del partito, appare stanco e un po’ disorientato sul palco ma rimane l’unico in Forza Italia capace di suscitare entusiasmo. Nel suo intervento, rispolvera il vecchio repertorio attaccando «la sinistra» e la «Cina comunista», poi lancia una frecciata europeista: «Noi siamo parte dell’Europa, dell’Alleanza atlantica, siamo parte dell’occidente e siamo amici degli Usa». Salvini, invece, sceglie di puntare sulla famiglia – applauditissime le sue citazioni a «mamma e papà» che non sono «genitore 1 e genitore 2» – e non dimentica anche gli animali.

La piazza, però, è tutta per Giorgia Meloni. Quando sale sul palco accoglie la sfida della polarizzazione e attacca la sinistra, che è «un sistema potere. Il Pd considera la democrazia un incidente della storia e dice che siamo pericolosi. Dopo il 25 settembre la vittoria sarà nostra». Applausi.

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