La scena con Lautaro, violenta e scomposta, riassume perfettamente chi è l’allenatore del Napoli oggi, un uomo che rifiuta con orgoglio, e forse con sdegno, l’epoca in cui vive. L’ex cittì della Nazionale continua a usare un lessico da campo di battaglia, fondato sulla sfida permanente: cerca un nemico anche dove non c’è. Eppure, come insegna Mourinho, considerare l’aggressività una virtù professionale funziona fino a quando il campo ti dà ragione. È il residuo di un calcio primitivo, declinato però nella sua accezione meno elegante
Minuto 62, lo stadio Maradona ribolle. Lautaro Martínez urla verso la panchina del Napoli: «Cagón», codardo. Antonio Conte lo guarda, serra la mascella e gli risponde urlando: «Ridi su sto c...». L’arbitro Mariani ammonisce il tecnico azzurro, i giocatori fanno da scudo, Dumfries spiega qualcosa a gesti e il pubblico ondeggia di rabbia e di esaltazione. I padroni di casa vinceranno 3-1. La partita, però, non resterà negli annali per i gol, ma per questa scena di teatro antico, violenta e scompos



