La scienza, certificando che la specie umana non è esattamente divisibile in due, ci invita alla riflessione. Ma è la cultura sportiva che deve fare il salto. O accetta di evolversi e diventare uno spazio capace di accogliere con credibilità la complessità della natura umana o rischia di perdere la sua funzione più nobile: essere specchio e motore di una società più giusta
Finora, le atlete che hanno vinto, e pure quelle che hanno perso, lo hanno fatto in un contesto agonistico costruito su una netta separazione tra maschile e femminile: anche i tentativi di squadre miste non mettono in discussione la fondamentale dicotomia del modello sportivo, tuttalpiù l’adattano. Ma cosa succede se, però, la scienza ci dice che la specie umana esattamente divisibile in due non è? L'ombra del test genetico, che si allunga di nuovo sul corpo delle donne, non è solo una questione



