Ufficiale dell’esercito, pilota di elicotteri in zone di guerra, paracadutista impegnato in missioni di pace Onu, nel 2002 la sua vita è cambiata per sempre, condannandolo a un calvario di sofferenze che non gli hanno impedito di continuare a volare, seppur con ali diverse. Ai Mondiali di Nuova Delhi ha già conquistato due ori, nei 400 metri categoria T72 e nei 100 metri categoria T72: l’ennesimo capitolo di una storia non solo sportiva, ma profondamente umana: «Corro contro il dolore e i limiti che la vita mi ha imposto», racconta
Il 28 settembre di ventitré anni fa la vita di Carlo Calcagni è cambiata per sempre. Quella data, incisa come una ferita nel suo corpo e nella sua memoria, è la linea di confine tra due esistenze: da un lato l’ufficiale dell’esercito italiano, pilota di elicotteri e paracadutista, impegnato nelle missioni di pace sotto l’egida dell’Onu; dall’altro l’uomo mutilato, ferito, condannato a un calvario di sofferenze che non gli hanno però impedito di continuare a volare, seppur con ali diverse, nello



